Giuseppe all'amico: «Ti vengo a prendere dopo il lavoro». Poi lo schianto

Le ultime parole di Giuseppe Crea, morto a bordo della sua moto contro l'auto dei Pomatariu. I genitori e la sorella in obitorio per riconoscere la salma
Giuseppe Crea e la sua moto
Giuseppe Crea e la sua moto

TREVISO. Giuseppe era arrivato a Treviso da pochi mesi, dopo aver vissuto per un po’ a Villorba, vicino alla sede della Sda per cui lavorava. Aveva trovato alloggio in un appartamento di via Sant’Antonino. Lo divideva con Marcos, studente lavoratore, e proprio con lui aveva passato tutta l’ultima giornata prima dell’incidente.

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È stato Marcos, ieri mattina, ad accogliere i genitori e la sorella di Giuseppe di ritorno dall’obitorio dove avevano appena riconosciuto la salma del figlio. Un incontro difficile e doloroso, nelle stanze del piccolo appartamento arredato con cura dove Giuseppe condivideva serate con gli amici e passioni.

«Era una ragazzo solare, gioioso e sempre disponibile», racconta Marcos che con Giuseppe aveva condiviso anche alcuni mesi alla Sda. «A lavoro tutti gli volevano bene, era un ragazzo che riusciva a fare gruppo, stringere amicizie, trasmettere entusiasmo». Amava lo sport, le buone serate in compagnia e la sua R1, la Yamaha che si era regalato con i soldi dei primi stipendi una volta venuto a lavorare a Treviso. «La moto era la sua passione», raconta Marcos, «ma non capisco perchè sia montato in sella sabato sera».

La cena fra amici interrotta dal grido: "Aiutatemi, Cristian brucia"
La cena di sabato sera poco prima che Cristian (cerchiato) si alzasse e andasse via con la moglie

Lui e Giuseppe si erano salutati circa un’ora prima dello schianto. Entrambi con la macchina in officina per riparazioni, stavano usando l’auto di un amico per gli spostamenti e proprio con quella Giuseppe lo aveva accompagnato nel Pub dove lavorava. «Ciao», gli ha detto Giuseppe ripartendo dal piazzale del Wishing Wells di Treviso, «ti vengo a riprendere a fine turno e beviamo qualcosa insieme». Ma al suo posto, verso le 23, al banco del locale si sono presentati i carabinieri.

«Ci avevano cercato a casa» racconta Marcos, «i vicini hanno indicato dove lavoravo, quando mi hanno detto quanto poteva essere successo non ci credevo. Speravo non fosse lui».

Giuseppe si era lasciato con la fidanzata da qualche tempo, si dedicava allo sport, al lavoro, alla moto. «Non so perchè abbia inforcato la Yamaha sabato» racconta l’amico, «lo avevo lasciato in auto... doveva tornare a prendermi con quella. Non capisco». La voglia di correre un po’ , dopo la pioggia che negli ultimi giorni lo aveva costretto a tenere la moto in casa? Difficile dirlo.

La yamaha R1 distrutta dopo lo schianto e il rogo
La yamaha R1 distrutta dopo lo schianto e il rogo

In strada, sotto le finestre dell’appartamento, ieri era ancora parcheggiato il furgone Sda di Giuseppe, pronto per ripartire stamattina. Dovranno portarlo via altri dipendenti mentre i genitori, nei prossimi giorni, porteranno via dall’appartamento tutte le cose di Giovanni. Il funerale verrà celebrato a Sapri, i genitori vogliono portarlo via con loro, e presto.

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