Michele Ruol, l’anestesista che risveglia con le parole

Il medico del Ca’ Foncello è tra i finalisti del premio Strega con il suo “Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia”: «Scrivo di notte, indagando il dolore e liberando la creatività che non è contemplata nel mio lavoro. I miei tifosi? La famiglia e i colleghi della Rianimazione»

Rubina Bon
Michele Ruol alla proclamazione della cinquina finalista del Premio Strega 2025
Michele Ruol alla proclamazione della cinquina finalista del Premio Strega 2025

Novantanove oggetti di casa per altrettanti capitoli che raccontano la storia di Padre e Madre e dei loro figli Maggiore e Minore. Una casa che prima è piena e dopo diventa vuota, segnata da lutto e dolore per la perdita dei figli. Ma gli oggetti continuano a parlare della vita, nonostante gli eventi.

Con la sua opera prima di narrativa “Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia” (TerraRossa Edizioni), Michele Ruol, anestesista al Ca’ Foncello e scrittore per passione, è nella cinquina finalista del prestigioso Premio Strega, riconoscimento che dal 1947 va al miglior libro di narrativa italiana contemporanea. Le premiazioni il 3 luglio a Roma.Un risultato del tutto inaspettato, celebrato da Ruol sui social con un lungo post di ringraziamenti a varie persone, dall’editore ai colleghi dell’Ulss 2. «Ma l’ultimo grazie è il più grande di tutti, e va ai miei figli e a mia moglie: avevo trattenuto le lacrime fino a quando non vi ho sentiti. È bastato sentire la vostra voce. Grazie, perché date senso a tutto. Del resto era già scritto nella prima pagina. A Nina».

Michele Ruol, di cosa parla il suo “Inventario”?

«È la storia di una famiglia raccontata attraverso l’inventario degli oggetti della loro casa vuota. La coppia di genitori perde i propri figli, ciascun oggetto racconta un episodio di vita».

Perché la scelta di nomi neutri ai protagonisti?

«Sono nomi universali che permettono di coinvolgere ciascuno di noi che è figlio, a volte genitore. Mi piaceva indagare quel corto circuito che avviene quando perdiamo i punti fermi e dobbiamo ridefinirci».

Come è arrivato alla scrittura?

«La scrittura mi accompagna sin dalla scuola. Più di una decina di anni fa ho scoperto la scrittura per il teatro e nel mentre ho lasciato anche romanzi nel cassetto. Nel 2020 ho cominciato a scrivere “Inventario”: ci ho impiegato tre anni, più uno per l’editing».

Quando scrive?

«Il mio momento è la notte, quando i bambini e mia moglie dormono. Poi con il mio lavoro a turni cerco di ritagliarmi comunque degli spazi, ma preferisco di gran lunga quando è buio».

E dove scrive?

«Non ho un luogo preferito, mi adatto. Di solito scrivo sul tavolo della cucina».

A mano o con il pc?

«Con il pc».

La copertina del libro di Ruol
La copertina del libro di Ruol

Cosa significa per lei scrivere?

«È la parte della mia vita in cui è possibile la creatività, diversamente che nel mondo della medicina dove non è contemplata. Per me è un territorio prezioso, molto fragile, che cerco di preservare».

A chi ha pensato quando ha scritto il libro?

«È un libro trasversale, che parla soprattutto di relazioni e di come queste evolvono con gli eventi. È una storia che può parlare agli adulti ma anche agli adolescenti che hanno voce attraverso Maggiore e Minore».

In questa sua passione hanno un ruolo i colleghi della Rianimazione?

«Sono fortunato, sento molto calore da parte loro. In occasione dell’annuncio della cinquina del Premio Strega, un gruppetto di colleghi si è trovato a casa di una di loro e mi ha mandato video con tifo da stadio».

Michele Ruol in sala operatoria
Michele Ruol in sala operatoria

Nel libro è affrontato anche il tema del dolore, che lei vive quotidianamente nella sua professione. Cos’è il dolore per un medico?

«Il dolore è parte della nostra vita e nel mio lavoro mi ci confronto quotidianamente. Nel libro provo a raccontare il dolore dall’altra parte. Ci sono aspetti del dolore che, come medici, riusciamo a affrontare con gli strumenti a noi noti. Poi ci sono domande che comunque ci portiamo a casa perché non trovano risposta univoca nella scienza. Che senso ha il dolore? Perché si muore? Perché si soffre? Per me la letteratura può essere un modo per andare in cerca di queste risposte. Non credo nelle risposte semplici, per cui non è che leggendo il libro si avrà la soluzione. Però queste grandi domande me le pongo e insieme ai personaggi vado in cerca di risposte».

Da medico, come si “protegge” dal dolore nel lavoro?

«È molto difficile. Non è giusto parlare di barriera, meglio di armatura che in qualche modo protegge ed è fatta per analizzare le cose in maniera un po’ più fredda, cercando di tralasciare l’emotività. Però è un’armatura assolutamente friabile e porosa, ed è qui che subentra l’empatia, cioè l’essere partecipi delle vite di chi si ha di fronte, senza però lasciarsi travolgere».

Come è arrivato nella cinquina dello Strega?

«Il libro è uscito nel 2024 ed ha fatto un percorso bello e per me inaspettato. A settembre scorso era stato insignito con il Premio Berto e il Premio Megamark. Poi l’editore lo aveva proposto per il Campiello. Lì non è andata bene, ma il presidente di giuria era Walter Veltroni, a cui il libro era piaciuto molto e lo ha quindi presentato nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2025. Prima è entrato nella dozzina dei finalisti, poi nella cinquina: un risultato storico per una casa editrice come TerraRossa Edizioni, piccola e indipendente».

Chi è Nina, a cui è dedicato il libro?

«Mia moglie».

E il prossimo libro?

«Ci sto pensando, ma sono ancora in fase iniziale. In questo momento voglio dedicarmi a “Inventario”, dandogli il tempo e l’attenzione che si merita: ora sono impegnato nelle tappe dello Strega Tour che prevede gli incontri con i finalisti. Il 3 luglio c’è la premiazione a Roma. La mia vittoria? Essere nella cinquina».

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Chi è

Michele Ruol, 38 anni, nato negli States, è medico anestesista in sala operatoria all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso. È sposato e ha tre figli.

All’attività in corsia ha unito la passione per drammaturgia e narrativa. “Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia” è l’esordio come autore di narrativa, ma Ruol ha scritto in passato anche per il teatro e pubblicato racconti su riviste letterarie e in raccolte a più voci.

Il libro finalista al Premio Strega 2025 ha già conquistato nel 2024 il Premio letterario Berto, il più prestigioso riconoscimento nazionale per un’opera prima, e il Premio Megamark.

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