Riccardo Faccio, una vita sull’autoscontro: «E’ meglio dei social»

L’attrazione simbolo del luna park che sopravvive alle nuove tecnologie è guidata dal 42enne: «La mia famiglia iniziò nel 1891 alle Fiere di San Luca». Negli anni sulla sua giostra sono saliti vip come Celentano, Pozzetto e la Ventura

Rubina Bon
Riccado Faccio su uno degli autoscontri alle Fiere di San Luca (fotofilm)
Riccado Faccio su uno degli autoscontri alle Fiere di San Luca (fotofilm)

Una delle poche attrazioni che sopravvive al tempo, alla tecnologia e alla richiesta di giostre sempre più adrenaliniche. Una tradizione, quella della famiglia Faccio, che a Treviso prosegue dal 1891: è la più longeva di tutte le Fiere di San Luca, da poco concluse. Dal bisnonno Ferruccio a Riccardo, oggi erede dell’attività, i Faccio sono i titolari dell’autoscontro e della pesca delle rane (con mamma Beatrice Santoni da una vita a invitare grandi e piccoli a pescare).

Riccardo, come nasce l’attività dei Faccio?

«Siamo alla fine dell’Ottocento, la prima attrazione era la giostra dei cavalli trainata da pony ed asini e poi il palo della cuccagna. Il mio bisnonno Ferruccio con i binari rotti dalle bombe della prima guerra e le auto Topolino tagliate a metà ha inventato la giostra che oggi è il Music Express o giostra del bacio, mossa dal motore di un carrarmato. Suo figlio Goliardo ha avuto la prima montagna russa in Italia. Finita la seconda guerra, la famiglia ha acquistato la giostra dei cavalli a due piani. E con mio nonno Mario Faccio anche il primo autoscontro. Era il 1950. Con i fratelli si sono divisi i luna park di Veneto e Friuli Venezia Giulia, contribuendo anche a fondarne alcuni».

Da quando i Faccio sono presenza fissa alle Fiere di San Luca?

«Dal 1891 senza mai una interruzione a parte durante la guerra. Abbiamo ripreso nel 1949 e siamo arrivati ad oggi. L’attività dell’autoscontro, alla pensione di mio nonno, è passata a mio papà Gabriele mancato nel 2019, e poi a me».

Da quanto vive il mondo delle giostre?

«Quando ero piccolo abitavamo in caravan, poi abbiamo preso casa. Da quando avevo 8 anni aiutavo mia mamma con la pesca delle rane. A 14 anni, guardando cosa faceva mio papà, ho iniziato a stare in cassa. Ora sono la bellezza di 27 anni che vendo i gettoni».

Quanto tempo ci vuole per montare l’autoscontro?

«Due o tre giorni per il montaggio, poi però ci sono le pulizie, la preparazione generale, la lucidatura delle macchine, i controlli. In tutto serve una settimana perché la giostra sia effettivamente pronta».

Dove viene costruito l’autoscontro?

«L’azienda è trevigiana, si chiama Bertazzon 3B e ha sede a Sernaglia. È specializzata in autoscontri ma anche in giostre dei cavalli a due e tre piani, meravigliose».

Faccio alla cassa dell'autoscontro con gli immancabili gettoni
Faccio alla cassa dell'autoscontro con gli immancabili gettoni

Anche le giostre si sono evolute nel segno della tecnologia e della ricerca dell’adrenalina. Eppure l’autoscontro è rimasto quello di un tempo: perché?

«L’autoscontro è l’unica giostra che permette a chi sale di essere realmente protagonista e di autogestirsi il giro: può decidere contro chi sbattere, se andare all’indietro, che traiettoria seguire. È una giostra a prezzo popolare: si sale anche in due con il costo di un gettone. Mi piace dire anche che l’autoscontro è l’antitesi dei social: è un luogo di aggregazione vero, sorvegliato, di divertimento garantito».

Come è cambiato il suo lavoro nel tempo?

«La giostra è rimasta sostanzialmente sempre la stessa, cambia però il coinvolgimento del pubblico che va reso partecipe. Bisogna aggiornarsi sulla musica, le luci, i colori. Adesso vanno le luci a led e i brani sudamericani. Bisogna saper seguire le tendenze».

Il suo lavoro è far divertire le persone. Ma chi fa del divertimento il proprio lavoro, come si diverte?

«Personalmente io mi diverto a vedere la gente che si diverte, davanti a me ho uno spaccato della società da zero a cento anni. Anche l’altra sera è salito un anziano e per farlo scendere abbiamo chiesto aiuto a due ragazzi. Ma lui si era divertito molto. E ho amici che hanno voluto sposarsi in autoscontro».

Cosa rappresenta l’autoscontro all’interno del luna park?

«È un punto di riferimento, nel nostro gergo il secondo nome dell’autoscontro è “chiesa” perché prima o poi tutti passano a lasciare la propria offerta per fare un giro. E chiesa anche perché la messa per il popolo degli spettacoli viaggianti veniva celebrata nello spazio della nostra giostra».

Ha un ricordo personale legato alle Fiere di Treviso?

«Mi ricordo soprattutto la scuola e gli amici che ritrovavo ogni anno. Ho frequentato la primaria alla Ciardi al Villaggio Gescal e le medie a Silea nel periodo in cui mi fermavo a Treviso».

In quali luna park fa tappa?

«Un tempo con mio papà facevamo 17 tappe l’anno, ora ho ridotto a cinque: Treviso e Jesolo in Veneto, Casarsa della Delizia, Pordenone e Gorizia in Friuli Venezia Giulia. Ci sono molte spese, si va dove vale la pena».

Non pensa ogni tanto che sarebbe meglio fare un lavoro d’ufficio?

«Ho fatto un anno sabbatico dalle giostre, mi sono occupato di organizzazione di eventi sulla costa adriatica e ho anche aperto un negozio a Jesolo. E niente... Sono meglio le giostre».

Lei sale sulle giostre?

«Certo. Mi attraggono tantissimo le montagne russe, ho lasciato il cuore su quelle a Disneyland Paris. Mi ha emozionato anche l’albero di Gardaland. In generale mi piacciono i parchi divertimento, li guardo con l’occhio di chi è del settore e vuole aggiornarsi».

Sul suo autoscontro sono mai saliti vip?

«Ne cito alcuni: Adriano Celentano, Renato Pozzetto, la famiglia Benetton. E Marina Berlusconi, Simona Ventura, Claudia Gerini...».

Se le sue figlie, una volta grandi, le dicessero che non vogliono proseguire con le giostre?

(ride) «È giusto che facciano ciò che desiderano. Questa è una vita dura». 

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