Da architetto ad allevatore serpenti: la nuova vita di Marconato

Guida Boa Line di Istrana, nella sua azienda ci sono oltre duemila esemplari di rettili: «Commercio con Nord Europa e Usa. L’Italia? Se fai crescere i cani sei un angelo, io invece...»

Enrico Marconato con uno dei suoi serpenti
Enrico Marconato con uno dei suoi serpenti

A Istrana c’è uno dei più importanti allevamenti di serpenti al mondo: è gestito completamente da Enrico Marconato, 49 anni, che dal 2011 vive solo per Boa Line, la sua creatura. Da ex architetto a riferimento internazionale nel settore, Marconato sgomita in una nicchia che gli porta clientela fuori dall’Italia, in un settore battuto da pochi e conosciuto da ancora meno. È uno dei più titolati in circolazione per quanti riguarda i serpenti e mette a disposizione le sue conoscenze in campo scientifico per le università.

Marconato, ci spiega?

«Negli Stati Uniti e in Asia sono più avanti dell’Italia, ma su scala nazionale sono il più grosso, a livello europeo sono tra i primi, muovo animali in tutto il mondo».

Ci racconta come è diventato allevatore di serpenti?

«Era la mia passione, l’ho trasformata in lavoro. Già da bambino mi piacevano i rettili come bisce, lucertole o rane, allevavo criceti e canarini all’età di 7 anni. Poi da adulto ho conosciuto questo mondo grazie ad Herman Schiavon che aveva un negozio a Carità, da lui presi i primi animali esotici, 30 anni fa. Ho cominciato a livello amatoriale, poi ho lavorato in un’impresa edile fino a 14 anni fa, poi ho deciso di dedicarmi solo agli animali».

Perché ha lasciato l’edilizia?

«La vita era troppo stressante, avevo già una figlia, ho preso una decisione. Mi sono messo in attività, ma ho faticato e chiuso dopo 3 anni, in Italia non siamo regolamentati».

Cioè?

«Come normative sarei un agricoltore alla voce “animali diversi”, ma i primi tempi con la partita Iva furono un bagno di sangue per me. Mi hanno applicato la tassazione dei commercianti, la più alta di tutte, mentre il mio reddito d’impresa era quello agricolo. Guadagnavo come un agricoltore e pagavo le tasse di un commerciante: mi hanno detto “se non ce la fa, chiuda”, ora sono nel commercio a tutti gli effetti».

E come va?

«Mi sono costruito piano piano, pur con i bastoni in mezzo alle ruote, le attività andrebbero aiutate perché arricchiscono lo stato. Ma non sono valorizzato, i serpenti destano più timore degli altri animali, fuori dall’Italia non c’è questo pregiudizio».

Consiglia i serpenti come animali domestici?

«Se si vuole ricevere affetto no, ci sono i cani per quello. Ma i serpenti sono silenziosi, mangiano una volta a settimana o ogni 15 giorni e occupano spazi limitati; sono specializzato sulle varianti e sui colori delle 20 specie di esemplari, non sono velenosi e non fanno male a nessuno. Ho dei boa di 2 metri pesanti più di 10 chili, ma non fanno male all’uomo, sono più pericolosi i rottweiler, mentre gli opistoglifi hanno denti velenosi in profondità, ma solo se sei allergico. Ma i serpenti più velenosi non si possono allevare in Italia da 30 anni».

Qual è la sua routine?

«Ho qualcuno che mi aiuta, si sta aggiungendo un socio per la prima volta dopo 14 anni. Siamo su volumi importanti, ho qualche migliaio di esemplari e siamo nel periodo pieno delle nascite. Seleziono un giorno alla settimana per pulire gli animali, un ingrato compito porta via il grosso del tempo, e per dare da mangiare agli animali. Poi ufficio, tanta burocrazia e rapporti con i clienti».

Come trova i clienti?

«Online, nei social e sul mio sito, mi appoggio su un mercato mondiale sulla rete e sono raggiunto da svariate richieste. Ho diversi contatti in Cina, Giappone, Corea, Stati Uniti, tutta l’Europa, mentre avevo parecchi giri in Russia e Ucraina prima della guerra; ho spedito serpenti africani in Sudafrica, è un paradosso, ma lì non hanno le varianti che ho io».

Qual è il paese con più appassionati di rettili? Dove si colloca l’Italia?

«Negli Stati Uniti hanno inventato il mercato del rettile inteso come pet, in nord Europa sono molto avanti. In Italia siamo cresciuti molto e c’è ancora del potenziale, gli allevamenti sono decisamente migliorati rispetto ad anni fa, anche grazie alla nostra voglia di sperimentare e di metterci in gioco».

Ma perché non si trasferisce in un paese in cui può guadagnare di più e il suo mercato è più vivo?

«Ho una famiglia, due figlie di 10 e 16 anni, e sono italiano. A Istrana esci alle 22 e puoi decidere dove bere qualcosa, ho le mie abitudini e sento il legame con la terra, alla fine sono un veneto fiero che va avanti a testa bassa. Con il senno di poi, avrei dovuto trasferirmi negli Stati Uniti, ho avuto un’opportunità in Germania, ma non me la sono sentita».

Quanto costa mediamente un serpente di Boa Line?

«Dai 20 euro a qualche migliaio, in giro ce ne sono sui 15 mila euro, c’è chi ne compra anche sui 50 mila per la rarità. Spesso il mio costo di produzione è superiore a quello di vendita, ma compenso con quelli più cari. Negli ultimi anni è calato il valore medio di chi compra, ma il mercato è un'incognita».

Il mercato nero fa danni?

«Grossi. Ben vengano gli appassionati privati, nutrono il nostro mondo e sono una bella risorsa, hanno feeling con gli animali e sanno produrre. Ma chi fa il mio stesso mestiere di nascosto non compete con me: non paga le tasse e vive senza obblighi, mentre io faccio tutto alla luce del sole e lotto tutti i giorni. Ma è più facile controllare uno registrato di chi lo fa nella cameretta e nel garage, in Italia non ci sono leggi che contrastano gli allevatori irregolari, stiamo patendo».

Non apre al pubblico?

«Dovrei proporre una struttura con più dipendenti e un locale da mantenere. Molti arrivano a farsi la foto spinti dalla curiosità, come fosse una mostra. E voglio evitare proteste: c’è chi vuole mettere la propria opinione sopra la mia, io porto avanti la mia attività e lo faccio regolarmente. Il politicamente corretto mi infastidisce, se hai un allevamento di cani sei un angelo, se lo fai con i serpenti sei un figlio del diavolo».

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Chi è

Enrico Marconato ha 49 anni, vive a Istrana con la famiglia.

Correva l'anno 1995 quando, dopo diverse esperienze di allevamento amatoriale coinvolgenti centinaia di specie di rettili, il pool di terrariofili coordinato dal dottor Marconato iniziò a concentrarsi sulla linea genetica e sui ceppi riproduttivi di uno dei boidi più intriganti conosciuti, il Boa constrictor.

Nasceva così 25 anni fa Boa Line, un allevamento che Marconato conduceva per passione parallelamente alla sua vita da architetto per un’impresa edile. Dal 2011 si dedica interamente Boa Line, ad oggi vanta circa 2000 esemplari.

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