Veneto Banca, nervosismo tra i piccoli azionisti

TREVISO. Dopo l'assemblea che ha ratificato l'uscita di scena di Consoli da Veneto Banca e l'ingresso di Cristiano Carrus, attuale vicedirettore generale, quale nuovo Direttore Generale del Gruppo, spalleggiato da Michele Barbisan, attuale Direttore Commerciale, resta alta la tensione tra i piccoli azionisti che da mesi chiedono di vendere le azioni.
«Anche Veneto Banca avrà il suo sistema telematico per lo scambio delle azioni». All’assemblea di aprile a Volpago, il presidente di Veneto Banca, Francesco Favotto, lo aveva annunciato. Era uno dei temi più caldi, quello della difficoltà (impossibilità, per molti) dei soci nel vendere le proprie azioni in portafoglio.
La protesta aveva toccato momenti di tensione, con tanto di esposti alla Procura per le azioni “ostaggio”, ma alla fine la promessa sembrava aver rasserenato gli animi. Per fluidificare il più possibile il mercato, Veneto Banca ha proposto a Consob di dotarsi di un “borsino” telematico dove far incontrare domanda e offerta, «una piattaforma che con ogni probabilità sarà gestita dall’Istituto centrale delle banche popolari», si era detto in aprile.
Il problema è che ora la situazione non è migliorata, anzi: il borsino non è ancora attivo e nelle filiali di Veneto Banca continua la “pressione” da parte di molti piccoli azionisti per riuscire a liquidare la propria partecipazione. Dopo il taglio del valore delle quote (quasi -23%) deciso in aprile, ora il timore è che la quotazione e l’eventuale fusione portino a un nuovo picco negativo. Ma uscire prima che sia troppo tardi è ancora un miraggio, per molti azionisti.
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