Valdobbiadene, Collina di Cartizze devastata da un incendio: incubo ecovandali
Le fiamme hanno distrutto un vigneto nel cuore Unesco Imprudenza, ritorsione ed attentato le ipotesi al vaglio

Oggi, lunedì 30 giugno, il Comune di Valdobbiadene avvierà specifiche indagini per capire la natura dell’incendio verificatosi sabato, a metà giornata, al limite di un vigneto di Cartizze tra le frazioni di Saccol e San Pietro di Barbozza, vicino ad un bosco.
«Per fortuna, il rapido intervento dei volontari dell’antincendio boschivo, i nostri amici dell’Avab – informa il sindaco Luciano Fregonese – ha evitato che le braci si propagassero di qualche metro, fino a coinvolgere anche il bosco vicino. Bisogna però ricordare che di questi tempi, con le calure che ci sono, è vietatissimo accendere fuochi all’aperto, specie in presenza di vegetazione secca».
Il giallo delle cause
Le indagini nei prossimi giorni saranno a 360 gradi per capire se si tratta solo del risultato di un’imprudenza, una disattenzione di un coltivatore che non ha provveduto a spegnere il falò acceso per bruciare delle ramaglie. Ci sarebbe in questo caso “solo” una colpa.
Ma non si esclude qualcosa di più pesante, come il dolo. Potrebbe quindi trattarsi anche di un atto di ecovandalismo, si sa che i vigneti da queste parti trovano la ferma contrarietà di un gruppo di movimenti e di singoli “estremisti” dell’ambiente. Oppure potrebbe trattarsi di uno screzio, una ritorsione tra viticoltori.
Si sa che sulle rive ha destato scalpore l’ordinanza di due giorni fa della giunta regionale di procedere con l’estirpo coatto di 2 ettari e mezzo di vigneto di Cartizze colpito dalla flavescenza dorata e abbandonato a se stesso.
C’è, nell’area del Cartizze e del Valdobbiadene, chi non ha affatto condiviso il decisionismo dell’amministrazione regionale, la cui ordinanza è stata invece condivisa ed applaudita dalla maggioranza dei vignaioli. Imprenditori preoccupati che qualche focolaio di flavescenza, ripetutamente denunciato, non fosse stato arginato con l’attesa rapidità, creando un rischio di contagio su vasta scala (lo stesso denunciato dall’assessore regionale Federico Caner).
Non si può quindi escludere che il rogo sia una “reazione” scomposta e impulsiva al decreto regionale innovativo ma non da tutti condiviso, o comunque che i due fatti siano tra loro collegati. Sono giorni complicati per il cuore delle colline Unesco, con fatti mai accaduti (estirpo e incendio). Per fortuna, i turisti non sono spaventati.
Il ruolo dell’Avab
L’incendio, dunque, che pure ha carbonizzato un versante collinare, è stato spento prima del suo pericoloso e ulteriore propagarsi, dagli operatori dell’Avab, al comando di Cristian Tessaro. «Siamo stati avvertiti da un automobilista molto attento, che era di passaggio sul posto e che ha visto il fumo alzarsi dalle vicinanze di un bosco – racconta Tessaro -. In meno di 5 minuti siamo giunti sul posto e abbiamo riscontrato che probabilmente qualche ora prima era stato acceso un fuoco. Forse poi qualcuno aveva cercato di spegnerlo, ma non del tutto. Con questo gran caldo, infatti, le braci hanno resistito. Sta di fatto che per spegnere il focolaio abbiamo utilizzato ben 14 ettolitri di acqua, impegnandoci in sei per circa 2 ore di intervento».
Anche il coordinatore dell’Avab invita, da una parte, a non accendere fuochi all’aperto, monito che vale anche per i turisti in montagna, quindi a Pianezze, sul Cesen e altrove, e dall’altra, a segnalare subito non appena si riscontrano situazioni di pericolo: «Ringraziamo quell’automobilista per la sensibilità dimostrata, altrimenti a quest’ora saremmo impegnati a fare i conti con un bosco in fiamme, e quindi con danni assai più consistenti per l’area».
I danni
I danni provocati dal rogo comunque restano importanti. Se poi verrà accertata un’origine dolosa, allora scatterà anche un’ipotesi di reato.
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