Unitessile, parte la «cassa» A casa in 97 per due anni

Incubo mobilità, corsi di formazione per cercare di trovare un nuovo impiego L’azienda ha un accordo con le banche per il rientro di 60 milioni di debito
Di Enrico Lorenzo Tidona

PREGANZIOL. Parte la cassa integrazione per 24 mesi all'Unitessile di Pregaziol. Durante un incontro svoltosi l’altroieri a Roma, il ministero dello Sviluppo Economico ha dato il via libera all'ammortizzatore che per i prossimi due anni coinvolgerà 97 dipendenti dell'industria tessile partecipata dalla famiglia Palla, che il dicembre scorso ha sottoscritto un maxi-accordo di ristrutturazione del debito con le banche a fronte di un passivo di circa 60 milioni di euro. Sono coinvolti nell'operazione tutti gli addetti rimasti in capo all'azienda: 32 operai e 65 impiegati, destinati alla mobilità una volta concluso il periodo di cassa integrazione guadagni straordinaria.

Durante i due anni di cigs verranno attivati i consueti corsi di formazione e riqualificazione, oltre a specifici percorsi di ricollocamento con i quali si tenterà di trovare nuove opportunità di lavoro. Il mercato è però bloccato al momento e le chance sono tutte legate alla ripresa economica del sistema imprenditoriale trevigiano, per ora ancora in forte stallo. Trovare una nuova occupazione, insomma, non sarà facile per nessuno.

La preoccupazione manifestata nelle scorse settimane dai dipendenti era alle stelle, come testimoniato durante le ultime assemblee sindacali, nonostante l'aggancio ormai certo della cassa integrazione. Al piano di ristrutturazione del debito non seguirà infatti un nuovo piano destinato al rilancio della Unitessile. Gli immobili industriali sono destinati infatti alla cessione, a cui seguirà un accordo di transazione fiscale di circa 17,5 milioni di euro. Tutto frutto dell'operazione che ha coivolto l’azienda trevigiana, partita con la cessione dell’intera rete vendita di abbigliamento per bambini Iana, quella delle società detenute in Romania e Moldavia, di parte degli immobili industriali in pancia alla Venegazzù Spa (società che risulta in mano ai Palla), oltre all’accordo di dilazione con le banche e con l'Agenzia delle Entrate. La famiglia Palla, proprietaria del 50% di Unitessile, continuerà l’attività in capo alla società EllePi Spa, azienda di abbigliamento per i giovani, mentre i soci Roberto e Stefano Soldera proseguiranno con l’attività immobiliare.

Un complesso piano, omologato a dicembre dal tribunale di Treviso, che scioglie il pesante passivo con le banche e gli altri creditori, da mesi col fiato sul collo dell'azienda. Per ripianare la cifra milionaria, l'azienda ha dovuto cedere alla Oviesse (gruppo Coin) il 100% dello storico marchio Iana, azienda con un giro di affari di 39,7 milioni (2010) e quarta catena in Italia di abbigliamento per l’infanzia, presente sul territorio con 397 negozi, di cui 45 in gestione diretta, tre outlet, 154 franchising e 195 store in wholesale di cui 59 all’estero. Già nel 2010 la perdita di esercizio era stato di quasi 40 milioni di euro contro ricavi che erano scesi dagli 81 milioni del 2007 ai 55,7 del 2010, frutto di un primo riassetto che ha portato ora all'apertura della cassa integrazione e alla liquidazione delle attività dell'Unitessile.

Sempre Unitessile un anno e mezzo fa aveva acquistato le quote partecipative delle società Kids District e Teba Brad Industry, prima controllate tramite la società di diritto olandese Teba Group NV.

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