Unindustria, nuovo attacco a Fondazione

TREVISO. «Non ci saranno nostri candidati per la terna di Camera di Commercio in Fondazione Cassamarca».
Maria Cristina Piovesana, presidente di Unindustria Treviso, non ci sta. E con una obiezione, sentito il consiglio dell’associazione degli imprenditori, dichiara apertamente di non volere che «la nostra associazione di categoria si faccia paretcipe e corresponsabile di una gestione di Fondazione personalistica, che non risponde alle logiche del territorio, e che mira a coprire rendite di posizione e privilegi ormai inaccettabili», anzichè «rispondere con competenza e professionalità ai bisogni del territorio e dei nostri giovani».
Parole come macigni, una sentenza degli imprenditori trevigiana su Fondazione. E questa nuova scelta di Unindustria è destinata a far parlare. Non è solo il secondo attacco frontale a Dino De Poli e alla gestione di Fondazione, carica di debiti e in tale difficoltà sul piano finanziario, al punto da dover varare un piano di robusti tagli. Com’è noto, la presidente aveva già scritto a gennaio una durissima lettera aperta all’indomani della nomina del cda di Fondazione, dove De Poli aveva imposto, facendoli votare a maggioranza dal consiglio, l’’ex sindaco Gian Paolo Gobbo, tuttora uno dei leader del Carroccio, e la segretaria personale Maria Grazia Bortoli. Piovesana aveva deplorato «la mancanza di ricambio generazionale», criticato «modalità e criteri della scelta», preso di mira la gestione di Fondazione e lamentato «un mancato beau geste» di De Poli (leggi dimissioni, è presidente dal 1993).
La conclusione della lettera di contestazione da parte di Unindustria rilancia la palla al presidente camerale Mario Pozza e alle altre associazioni che compongono Camera di Commercio. Come dire: e voi cosa fate, adesso? Non va dimenticato che Pozza è salito alla presidenza con l’appoggio decisivo degli industriali...
C’è da sostituire, com’è noto, il consigliere di indirizzo Carlo Pagotto, imprenditore di Spresiano e uno dei big di Confartigianato, rappresentante di Camera di Commercio, che si dimesso irrevocabilmente in rotta con la gestione di Fondazione da parte di De Poli («autoritaria, dispotica e sprecona»), e dello stesso consiglio.
Adesso l’ente camerale deve presentare, come prevede lo statuto di Fondazione, una terna a De Poli, che poi sceglierà per il consiglio uno dei tre candidati della rosa. Verosimilmente sarà una donna, dal momento che i consiglieri di indirizzo (6 in rappresentanza degli enti soci, più i 3 cooptati) sono stati storicamente sempre uomini.
Ma Unindustria non si limita a sfilarsi, con una posizione forse senza precedenti a livello istituzionale che di fatto sostiene implicitamente, al di là delle motivazioni, lo strappo di Pagotto. Sembra suggerire, tra le righe, una linea da adottare, magari collegialmente, in una sorta di «grande obiezione» del mondo economico della Marca, una contestazione sostanziale e non solo formale di Fondazione e della sue politiche. Una sorta di grande mozione di sfiducia.
E basta leggere la nota di Unindustria di ieri, per avere conferma di una linea molto ferma e altrettanto dura degli imprenditori trevigiani. «E’ una scelta», dichiara la presidente Maria Cristina Piovesana, «che ho condiviso con il consiglio generale di Unindustria Treviso, e che esprime il nostro disagio e dissenso rispetto a un modo di operare e interpretare il servizio alla comunità». Tanto per far capire che la presidente aveva espresso una posizione della categoria, e non certo isolata. Non meno significative le ragioni della presa di posizione. E aggiunge: «Ho scelto di denunciarlo pubblicamente quale contributo al rinnovamento delle persone e della cultura di chi ha la grande responsabilità di gestire risorse che, lo ricordo, appartengono storicamente a tutta la nostra comunità». Cioè i 2 mila miliardi del patrimonio da cui è partita Fondazione nel1994.
Andrea Passerini
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