Tsunami nei conti delle sorelle Zoppas

Il nuovo profilo del caso Vidotto: non solo prelievi mai autorizzati, ma anche perdite milionarie mai comunicate ai clienti

di Sabrina Tomè

Il promotore d’oro della Credit Suisse, quello che gestiva da solo un portafoglio da 110 milioni di euro (per comprendere la rilevanza della somma basti pensare che corrisponde al patrimonio di un’intera filiale di banca), ha alleggerito i conti dei clienti non solo intascandone i soldi, ma anche causandone pesantissime perdite con investimenti evidentemente sbagliati. La gestione del cinquantenne Daniele Vidotto, insomma, non si è rivelata così brillante come sembrava. Anzi: il professionista ha causato ad alcuni clienti veri e propri tracolli finanziari, anche da decine di milioni di euro con interi patrimoni erosi. E tutto questo senza che i diretti interessati nulla sapessero (e nulla potessero fare) in quanto il promotore si era premurato di nascondere le perdite abissali truccando le carte e presentando falsi prospetti.

E’ il nuovo profilo che emerge dagli accertamenti dell’istituto di credito e dalle indagini della Procura di Treviso che ha iscritto Vidotto nel registro degli indagati con le accuse di truffa e di appropriazione indebita. Ed è quello che è successo alle sorelle Gabriella e Renata Zoppas della dinastia coneglianese, tra le maggiori clienti e conseguentemente tra le maggiori vittime del promotore. Le perdite a loro carico sono pesantissime, milioni di euro, appunto. Il crac è stato scoperto soltanto a metà ottobre quando i legali milanesi delle Zoppas ne hanno chiesto conto a Vidotto e alla Credit Suisse. Il sospetto espresso dagli avvocati è che l’erosione non sia frutto di un’operazione sbagliata, un incidente di percorso che può capitare anche agli agenti più preparati, ma che si sia protratta nel corso degli anni. Un’emorragia di cui le Zoppas nulla sapevano, convinte che invece i loro patrimoni fossero in mani sicure, mani capaci di farli lievitare e fruttare. Com’è potuto accadere? Vidotto, come lui stesso ha spiegato a Credit Suisse e come emerge dalla denuncia presentata dalla banca alla Procura di Milano (ora trasmessa per competenza a Treviso), era solito presentare il rendiconto brevi manu ai suoi clienti. Il prospetto era fatto col computer di casa, un falso clamoroso. L’ultimo rendiconto consegnato alle Zoppas risale allo scorso maggio e nulla, in quel documento, faceva pensare alla voragine che si era invece aperta nei conti. Poi, il 16 settembre, è arrivata a Gabriella Zoppas la telefonata di Credit Suisse per sapere se aveva firmato tre assegni circolari da 150 mila euro destinati alla Bonazza Costruzioni (la società che sta va ristrutturando il palazzetto in Pescheria di Vidotto). La donna è caduta dalle nuvole: nessun via libera era mai partito da lei. E’ stato a quel punto che una parte, ma solo una parte della verità, è venuta alla luce: il promotore ha confessato di aver stornato fondi dai conti delle Zoppas con scopi diversi: coprire alcuni suoi debiti, coprire le perdite di altri clienti, pagare l’arredo bagno di casa e alcune operazioni immobiliari. L’altra parte della verità è invece emersa in una seconda fase, quando i clienti da una parte e la Credit Suisse dall’altra si sono messi al lavoro per capire l’entità complessiva del buco. Sono venute così alla luce le perdite dovute alla cattiva gestione finanziaria del promotore con una discrepanza (tra le cifre comunicate ai clienti e la reale consistenza reale dei depositi) che per alcuni clienti è di milioni di euro. Le altre differenze, minori, oscillano tra i 10 mila ai 200 mila euro con una media di 50 mila euro per conto. Sono una sessantina i risparmiatori del portafoglio del promotore: alcuni di loro sono riusciti a ritirare le somme prima dello tsunami finanziario. E c’è un caso, probabilmente il più drammatico, di un risparmiatore a cui era stato comunicato nell’ottobre dello scorso anno un patrimonio di 81 mila euro, un discreto gruzzoletto. L’uomo ha scoperto invece di non avere più un euro: 0,00 lo stato effettivo in banca.

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