Una vita spesa contro la droga: «La cannabis oggi è come l’eroina di ieri»

Cinque operazioni antidroga in un mese e un quadro allarmante: l’80% dei tossicodipendenti adolescenti ha tra i 16 e i 19 anni. Il presidente della Comunità di Parè Becagli: «Non è più la droga leggera degli anni ’60, la cannabis ora altera lo sviluppo cerebrale»

Salima Barzanti
Alessandro Becagli
Alessandro Becagli

«Se un tempo a far paura era l’eroina, oggi ci confrontiamo con ragazzi che fanno anche un uso intensivo di cannabis e molto spesso mischiano droghe e alcol».

Queste le parole di Alessandro Becagli, dal 2015 presidente della Comunità Giovanile di Parè (dove lavora dal 2007) con un passato di educatore di strada e formatore in ambito scolastico a Roma, prima di arrivare a Conegliano e lavorare dal SerD, al Centro Diurno e al Centro per le Dipendenze Giovanili.

Sono ben cinque le operazioni antidroga messe a segno proprio a Conegliano dalle forze dell’ordine nell’arco di poco più di un mese, segno che il problema esiste.Il 25 marzo indagine del Commissariato di Conegliano e perquisizione in un'abitazione di via Lazzarin, residenza di un 32enne nigeriano.

Sequestrati 1.700 euro, frutto dell'attività di spaccio: dosi di cocaina ed eroina nascoste in scarpe e mascherine. Il primo aprile l’arresto da parte dell’Arma di una trentatreenne in via Manin con oltre 200 dosi di droga e 47mila euro in contanti. Il 12 aprile la polizia ha applicato il divieto di dimora a due spacciatori di 37 e 42 anni che contattavano i clienti per strada, dal finestrino delle auto, e avevano incassato in poco tempo 35mila euro.

Negli stessi giorni, denunciato uno studente coneglianese che a Trieste trafficava sul web i precursori della metanfetamina. Tre giorni fa, a finire in manette in piazza Calvi per spaccio un 46enne di origini macedoni, il principale pusher degli imprenditori.

Presidente Becagli, qual è il profilo dell’adolescente tossicodipendente che arriva nella vostra struttura?

«Noi accogliamo adolescenti tra i 14 e i 24 anni. L’80% ha tra i 16 e i 19 anni. Sono giovani che arrivano da situazioni familiari spesso complicate e che diventano anche spacciatori, con l’obiettivo di fare soldi. Vendere droga è visto come un’occasione per “diventare qualcuno”. È poi facile entrare nel giro dei comportamenti deviati, delle risse, delle bande».

E il tipo di sostanza che viene più consumato?

«Fino a una dozzina d’anni fa accoglievamo minori con uso prevalentemente di oppiacei, come l’eroina che veniva per lo più fumata o in qualche occasione anche assunta in vena. Oggi invece si è passati all’uso intenso di cannabis. Un trend che era iniziato prima del Covid e che si è acuito negli ultimi anni. Non parliamo più dell’hashish degli Anni Sessanta, ma di una sostanza creata ad hoc dal mercato, per creare sempre più dipendenza, soprattutto psicologica. Il pericolo arriva dalla molecola Dhc che altera il sistema nervoso centrale e interferisce proprio sullo sviluppo cerebrale».

E in un adolescente ancora in fase di crescita, par di capire, il danno è importante anche se si tratta delle cosiddette droghe leggere...

«Sì, vediamo minori con problemi di memoria, con difficoltà a gestire gli impulsi, con reazioni non adeguate, giovani con un’agitazione psicomotoria molto elevata e un livello di attenzione molto basso. Tutto questo provocato dall’esposizione alla sostanza. Purtroppo c’è molta tolleranza per il fumo, considerata sostanza leggera che però crea il deterioramento irreversibile di alcune aree del cervello».

Ci sono anche altre sostanze di tendenza?

«La ketamina, che viene usata in veterinaria come anestetico, e che crea un effetto dissociativo, portando allucinazioni e visioni simili all’Lsd. Si tratta di sostanze che i giovani possono recuperare nel dark web, in maniera meno costosa. Da non sottovalutare, poi, l’abuso di psicofarmaci».

Com’è cambiato il vostro approccio di cura per questi giovani?

«Un tempo i giovani stavano qui anche un paio d’anni. Oggi abbiamo cambiato il protocollo. Il ragazzo o la ragazza entra in struttura per una prima fase di alcuni mesi, dove viene fatta una prima valutazione, facciamo test, indagini per diagnosticare il problema psicopatologico che c’è alla base dell’uso delle sostanze. Si occupano della gestione della casa, dei mestieri, delle pulizie, facciamo attività di gruppo, lavorano nell’orto biologico. È poi importante imparare a gestire il tempo libero, lavoriamo per riattivare le aree residuali dell’attività adolescenziale, che l’uso di sostanze ha fermato. Non siamo ancora nella fase terapeutica vera e propria. Quella arriva dopo questa fase che potremmo definire di accoglienza, lavorando con moduli di 3-6 mesi ripetibili».

Bisogna anche prevenire e voi avete molti progetti al riguaro...

«Accanto alla comunità residenziale terapeutica, abbiamo attività di prevenzione selettiva e aggancio precoce di adolescenti consumatori di cannabis, alcol e altre sostanze. Lo facciamo attraverso diversi progetti, l’ultimo è Verso, progettato per supportare adolescenti e famiglie nei momenti di crisi e nelle situazioni di vulnerabilità. L’intervento viene fatto anche a casa loro, coinvolgendo tutti i membri della famiglia». 

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