Treviso perde anche Vasconetto, il mago "pignolo” della casa

TREVISO. Treviso perde un altro bottegaio storico della città. Dopo la morte di Ferruccio Danesin, scomparso a metà marzo, la città piange la morte di Francesco Vasconetto, per quarant’anni titolare dell’omonimo e famosissimo negozio ottocentesco di piazza dei Signori, dove ieri un cartello annunciava a tutti i passanti il lutto che aveva colpito la famiglia. Vasconetto aveva 66 anni, da alcuni anni aveva ceduto la guida della bottega al figlio Roberto ma non mancava mai di farvi visita perchè lì, nelle strette mura del negozio aperto nel 1858, il papà gli insegnò il lavoro che lui avrebbe tramandato al figlio replicando quanto avveniva da quattro generazioni.

Baffo appena pronunciato, occhiali da vista, carattere un po’ scuro, Francesco dal 1971 ha guidato i trevigiani tra gli altissimi scaffali del negozio alla ricerca delle soluzioni più giuste per tutte le migliaia di problemi che una casa può dare: dalle vernici agli insetti, dalla pulizia del marmo alle cere, dalla cura degli arredi ai lavori di gomito. E rigorosamente solo dopo aver superato il precisissimo “esame del caso” a cui Francesco sottoponeva tutti. «Meglio non vendere, che vendere il prodotto sbagliato» insegnava, giustificando quella che qualcuno considerava eccessiva pendateria. Così, mentre altri chiudevano bottega, lui rimaneva nel cuore della città sfidando iper e supermercati.
Una sapienza unica, la sua, cresciuta negli anni dando un occhio alle novità e uno al sapere antico che ha fatto di Vasconetto un piccolo grande tempio. A quella conoscenza Francesco era stato iniziato fin da quando aveva dieci anni e trascorreva in bottega i giorni che non erano di scuola. «All’epoca veniva spesso in negozio anche Mario del Monaco» raccontò proprio in una intervista alla tribuna, «lui e mio padre si raccontavano barzellette, quando rideva lui tremavano i muri...». Tra vernici che venivano ancora prodotte in bottega (il “Verde Treviso”), ordini della casa reale Savoia, aneddoti, Francesco Vasconetto si è fatto le ossa. Sua fu poi l’idea di realizzare un magazzino scavando il vecchio sotterraneo della bottega dove il padre – durante la guerra – nascondeva i fuggitivi ai tedeschi. Suo il progetto degli altissimi arredi in legno che ancor oggi fanno da ripiano alle centinaia di prodotti in vendita.

Pur lontano dalla piassa “ciacolona”, Vasconetto era diventato un punto di riferimento. Una volta fessurata la corazza «da orso», come la definisce oggi il figlio Roberto, si sbottonava. E ben lo sanno i compagni della scopa, sui tavoli del Bassanello, dove andava a schiacciare carte prima di riaprire bottega dopo pranzo. Rimasto vedovo della sua Laura nel 2003, si era rialzato rimettendosi al lavoro e trovando nuova energia nella nascita dei nipoti. «Era una grande papà» racconta Roberto, «capo famiglia in tutto, nel lavoro e nella vita, ma capace di affetti incredibili». L’ha rapito un male incurabile che ha affrontato circondato dalla famiglia.
Tantissime le manifestazioni di affetto di clienti e bottegai. Il sindaco Manildo: «Se ne va una delle anime del commercio del centro, testimone della città». I funerali lunedì a San Nicolò. Ma non sarà la fine della storia, dietro il banco dove si nasconde ancora la vecchia cassa a manovella e la medaglia d’argento “per i servigi” donata da Vittorio Emanuele II.
Federico de Wolanski
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso