Treviso, così il clan tentò di agganciare il fondo Numeria e l’avvocato Barel

L’ex sindaco di Eraclea accusato di aver tentato un’intercessione, fallita, per il progetto della Laguna del Mort

TREVISO. Infiltrarsi in una grande partita immobiliare per far girare soldi, togliersi di mezzo affari sconvenienti per guadagnarsi una partecipazione ben più importante in un progetto di altissimo profilo (e rendita) finanziaria. È questa la strategia che i casalesi, secondo le ipotesi investigative, hanno cercato di imbastire già undici anni fa con la presunta complicità dell’allora sindaco forzista di Eraclea Graziano Teso, oggi indagato nell’ambito della maxi inchiesta sulle infiltrazioni camorristiche in Veneto. Inchiesta che ha portato all’arresto del suo successore alla poltrona di primo cittadino del Comune veneziano: Mirco Mestre. L’obiettivo, stando alla ricostruzione della Procura Distrettuale Antimafia di Venezia, era il fondo trevigiano Numeria, agganciato per intercessione dell’ex sindaco Teso tramite uno dei suoi referenti, l’avvocato trevigiano Bruno Barel. Che ha però bloccato sul nascere il tentativo chiudendo le porte a qualsiasi proposta.

ll progetto di sviluppo alla “Laguna del mort” di Numeria a Eraclea Mare
ll progetto di sviluppo alla “Laguna del mort” di Numeria a Eraclea Mare

La partita “valle ossi”

L’affare in cui il clan intendeva mettere un piede era la riqualificazione dell’area di Valle Ossi, alla Laguna del Mort, progetto che in quegli anni Numeria stava imbastendo ad Eraclea e per il quale aveva già avanzato istanza davanti all’allora sindaco Teso. Un piano urbanistico da acquolina in bocca: 100 mila metri quadrati tra Piave e Laguna del Mort di cui 76mila da adibire a residenza turistica e darsena, e 24 mila a parco verde. Valore? Milionario. Mentre Numeria fa le sue valutazioni (il piano si tradurrà in una richiesta formale solo dieci anni dopo), a Eraclea i casalesi stanno giocando un’altra partita, quella dell’Hotel Victory, ex Steffy’s.

«Liberiamoci dell’osso»

L’albergo è direttamente riconducibile al veneziano Graziano Poles (arrestato) e al gruppo edile Donadio di Eraclea, di quel Luciano Donadio arrestato con il figlio Adriano nell’ambito dell’inchiesta. Sull’immobile Donadio e Poles avevano investito quasi 2 milioni e «in quel periodo cercavano freneticamente di venderlo» scrive il gip, «con l’appoggio del sindaco Teso a cui avevano garantito appoggio elettorale ottenendo in cambio «l’appoggio del sindaco a tutela degli interessi immobiliari». Così, quando i casalesi non riescono a piazzare l’albergo, è Teso a farsi avanti individuando come possibile acquirente il fondo Numeria.

Barel

Un’intercessione non da poco quella dell’allora sindaco visto che, recita l’ordinanza: «Teso aveva il potere di approvare o contrastare la realizzazione dell’insediamento di Valle Ossi promosso da Numeria». Scatta la caccia al mediatore di Numeria: l’avvocato trevigiano Barel. È Teso a cercare di agganciarlo e a cercare di coinvolgere nell’affare anche l’imprenditore Mario Vezzola (titolare di strutture ricettive).

«Butta dentro l’hotel»

Teso telefona a Barel davanti a Poles che è andato da lui spingendo per un aiuto nel piazzare l’Hotel Victory. Al telefono Poles racconta che «Graziano (Teso) ha detto che siccome Barel ha dei fondi per l’operazione (quella di Valle Ossi, ndr) gli chiederà di buttare dentro anche l’hotel assieme a tutto il resto». Per i Casalesi quindi all’orizzonte si profila la possibilità di un doppio affare: liberarsi dell’Hotel, e stabilire un contatto con un futuro pezzo grosso dell’edilizia locale (Poles e Donadio sono entrambi costruttori).

L’incontro in studio

Alla fine, dopo telefonate e pressioni, Teso e Poles riescono a incontrare l’avvocato Barel. È il febbraio 2007. Fuori dallo studio di San Vendemiano c’è la polizia che filma arrivo e partenza, ma nessuno lo sa. Come finisce il colloquio? Male, per i Casalesi. Perchè l’avvocato Barel li rimanda indietro: non accoglie la proposta di accolarsi anche l’hotel ma – secondo il racconto reso da Poles al telefono l’indomani– avrebbe indicato altri possibili acquirenti: due imprenditori che avevano proprietà e interessi a Eraclea: Giannese e Piccinato.

ll “ricatto”

Teso però non si rassegna e imbastisce un’altra strategia pro-Casalesi: «Piccinato vuole un pezzo di terra vicino al camping, gli dico te lo do, però...». Idem per Giannese: «vuole il terreno fabbricabile? Bene, allora fabbricabile consiste a prendersi anche quell’osso là...». Ovvero l’albergo di Poles e Donadio.

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