Treviso capitale della cultura 2020. Manildo: 44 milioni investiti nel futuro

Treviso. Il sindaco Giovanni Manildo dopo l’ok alla candidatura, striglia l’opposizione «Dicevano “non si vive di cultura” perché non sapevano farla» 
de wolaske agenzia foto film treviso presentazione di treviso capitale della cultura 2020
de wolaske agenzia foto film treviso presentazione di treviso capitale della cultura 2020

TREVISO. «Per anni i Trevigiani si sono sentiti dire che non si investiva in cultura perchè di quello non si viveva. Il risultato è che per anni si è speso solo e unicamente per il giorno dopo. Quello che stiamo facendo noi, invece, è crederci, credere nelle ricchezze di Treviso e investire nelle potenzialità che altri non hanno voluto valorizzare».

All’indomani della promozione di Treviso tra le dieci candidate al titolo di “Capitale della cultura 2020”, il sindaco Giovanni Manildo si lascia andare e lancia una frecciata agli avversari. Lo fa plaudendo al successo del dossier e ribadendo che «anche qualora non vincessimo, con le associazioni e i privati che hanno partecipato alla redazione del dossier abbiamo realizzato un progetto che si farà... ed avrà risultati importanti».



Cinque gli elementi che caratterizzano la proposta 2020 di Treviso: «Il lavoro di squadra in primis» spiega il sindaco, «che dimostra come in campo non ci sia solo l’amministrazione ma tutto il sistema Treviso; poi il concetto di collegamento, e non confine, confronto e non divisione sia a livello culturale che si spazi... in altre parole apertura». Il concetto che forse più di tutti ha attratto l’interesse di casa Benetton. «E poi la compartecipazione pubblico privato per la valorizzazione di ambienti e patrimoni» segue Manildo, «con la concretezza di un progetto che può funzionare già sia a livello finanziario che operativo. Infine» conclude, «la tecnologia sulla quale abbiamo voluto investire fortemente per utilizzarla come veicolo di informazioni ma anche canale di comunicazioni turistiche». Il tutto si è tradotto in un dossier di sessanta pagine che si conclude con una tabella di bilancio: “investimenti 2018-2020”

. «E qui parliamo di numeri, soldi veri, non parole» sottolineano da Ca’ Sugana. L’ultima riga riporta una cifra da capogiro: 44 milioni. Fantasie? «No, è la somma degli investimenti che il comune sta facendo e farà fino al 2020 per finanziare opere pubbliche, sociali, di sviluppo cittadino che sono in linea con le richieste del bando del Ministero». Ci sono i fondi per completare Bailo e S. Caterina, promuovere il territorio e riqualificarlo (ci sono anche i 18 milioni del fondo periferie). «Treviso 2020 è cultura della città» spiega Manildo, «non solo cultura in senso stretto». Si lavora per creare un capoluogo moderno e attrattivo, e per fare in modo che il suo territorio dia il meglio di sè coinvolgendo i privati nella promozione. Di qui la presenza dell’impresa, a vario titolo, e delle fondazioni, in primis Fondazione Benetton il cui contributo nella prospettiva per la redazione del dossier è stato significativo.

«Noi come Comune facciamo i facilitatori per tutto il bello che la Marca può dare, a tutti i livelli». Ed è per questo che il budget – 44 milioni – può essere inteso come un punto di partenza non tenendo conto di quello che le singole aziende, le singole imprese o i singoli cittadini potrebbero essere portati a investire per prepararsi a Treviso 2020, se la città vincerà, o partecipare (e sfruttare) il circolo virtuoso culturale che il Comune intende avviare comune, indipendentemente dalla vittoria nella sfida nazionale. Pensate un po’ a quanti locali o B&b stanno aprendo... o quanti pensano ora di proporre arte, riqualificare palazzi, creare servizi. Un prospettiva premiale? Manildo e la sua amministrazione ne sono convinti, «per questo lavoriamo e abbiamo lavorato fino ad oggi: restituire una città più matura, moderna e attrattiva».


 

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso