Sofia e Gianni, l'amore che profuma di azzuro

Un amore che sboccia nei ritiri, corre sulle strade, si alimenta a colpi di pedalate. Un amore che vive di successi condivisi, maglie tricolori ed europee, fremiti di passione a bordo strada, palpitazioni davanti alla tivù. Un amore che profuma d'azzurro e culla sogni iridati. Un amore che significa due gare lo stesso giorno, il ruolo di prima punta da condividere, lo stesso pronostico favorevole. Un amore su due ruote.
Sofia Bertizzolo e Gianni Moscon. Lei junior, lui Under 23. Lei trevigiana di Borso, lui trentino di Livo. Lei 18enne da agosto, lui 21 anni compiuti in aprile. Lei in forza a Breganze e Fiamme Oro, lui tesserato con la castellana Zalf. Ogi è la data clou. Ai Mondiali di Richmond, negli Stati Uniti, scattano le prove in linea. Prima Sofia, poi Gianni. Capitani coraggiosi di due Nazionali che promettono di stupire. «Sono felice. Vinceremo la tensione, aiutandoci a vicenda», osserva la trevigiana.
«Un'esperienza che mi è nuova. Quando prevedi stress, è utile avere una persona familiare vicina», le fa eco il trentino. Lei schietta, chiacchierona, simpatica. Lui posato, misurato, equilibrato. Una liason che vive d'azzurro. Galeotto fu il ritiro premondiale del 2014, prima ancora della comune avventura al Mondiale di Ponferrada. Moscon cominciò a... ronzarle attorno. E il bello è che il rapporto non partì nel migliore dei modi. Anzi, fu sul punto di spezzarsi ancora prima di nascere. «A differenza di quest'estate, preparammo il Mondiale al Sestriere come gli Under 23», racconta Bertizzolo, «Gianni si procurò il mio numero e quello della Beggin (l'amica del Breganze, ndr). Ci telefonò, spacciandosi per giornalista. Mi intervistò, io risposi tranquillamente alle domande. Non lo conoscevo: come potevo pensare a qualcosa di diverso? Un "macaco". Poco tempo dopo, alla gara di Bottanuco, uscì allo scoperto. Ero nera. All'inizio lo vidi di cattivo occhio, ma col tempo ha saputo recuperare e farsi perdonare».
Poi a Ponferrada Sofia colse l'argento, mentre Gianni fu tradito nel momento topico da una curva. «Stavamo pranzando, vidi il finale in tivù. Il suo secondo posto lo ricordo bene», sospira il fidanzato. Due campioni che meditano vendetta: lei è stata anche campionessa europea e italiana (strada e pista) nel 2014, ha vinto quest'anno la prova di Coppa del Mondo di Cittiglio, l'argento agli Italiani e il titolo continentale su pista con il quartetto; lui è tricolore su strada, ha conquistato Recioto e San Vendemiano, nonché la prova di Taino della Coppa delle Nazioni.
Due campioni in rampa di lancio: nel 2016 lei correrà fra le Élite con l'Astana, lui passerà professionista con Sky. Due campioni che non dimenticano i libri: lei liceale allo scientifico di Bassano, lui universitario di Ingegneria Gestionale a Vicenza. «Gianni è fra i pochi ciclisti con la testa sulle spalle», spiega la morosa, «Troppi colleghi imitano i calciatori, lui invece è diverso. È il suo lato più bello, lo apprezzo per questo. Mi trovo benissimo, andiamo d'amore e d'accordo». Un amore che è più forte della distanza o degli impegni agonistici: «Ma la Zalf è di Castelfranco e qualche giro in Trentino l'ho pure fatto. Gare? L'ho seguito dal vivo a Col San Martino».
Ogi avranno il tempo di vedersi. Prima gareggia Sofia, subito dopo tocca a Gianni. «Lui è più capitano di me, ha dominato la stagione», riflette l'azzurra, «E gli Under 23 sono un altro mondo. Già dall'Italiano ha capito che Richmond sarebbe stato il vero obiettivo». Lo stesso di Sofia. Per un sogno d'amore colorato d'azzurro.
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