Serafini, dal terremoto ai derivati

VALDOBBIADENE. Segretario comunale di Valdobbiadene per un decennio, Gianluigi Serafini sta per essere collocato a riposo. Andrà in pensione ad aprile; coglie dunque l’occasione per tracciare un bilancio professionale e per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. «La mia professione non esiste più – esordisce - perché la Riforma Madia l’ha cancellata. Mi ritrovo pertanto in coda ad una lista ad esaurimento». Le funzioni del segretario comunale attualmente sono circoscritte all’assistenza giuridica degli organi collegiali e del sindaco, verbalizzazione degli atti e gestione dei rapporti tra uffici. Per effetto della riforma, le cose cambieranno molto: «La nuova figura non sarà più quella del segretario comunale inscritto ad un albo specifico – spiega Serafini- ma di un dirigente, pescato dal sindaco in un apposito albo nazionale. Avrà il compito della tutela giuridica e della legittimità degli atti del Comune, ma anche l’onere del raggiungimento degli obiettivi del programma amministrativo». Un evidente conflitto di funzioni, secondo Serafini, che ha iniziato a lavorare come segretario comunale a Trasaghis (Udine) nel 1979 e si trovò a gestire il periodo dell’emergenza post-terremoto: «Ero molto giovane e mi sono ritrovato ad affrontare un battesimo del fuoco – dice - come iniziare la carriera militare andando in guerra». Serafini ha prestato servizio a Selva di Cadore, Colle Santa Lucia, Riese Pio X, Nervesa, Borso, Vedelago, al Consorzio di Trasporti Muson, quello per l’Acquedotto di Nervesa, Arcade, Giavera, al Consorzio Schievenin, Comunità Montana del Grappa e infine a Valdobbiadene (in convenzione con Caerano e Crespano) ed è felice di affermare di aver sempre mantenuto libertà di pensiero. «La maggiore soddisfazione - spiega - è stata aver chiuso la trattativa per i fondi derivati: ne siamo usciti bene, sia per le responsabilità che per la vil moneta. Cosa farò da maggio? Potrei dedicare parte del mio tempo all’Università della terza età e forse prenderò un cane; nei primi anni tiro io e poi tirerà lui. Alla politica ho già dato. Sono stato sindaco, appena ventisettenne, a Canale d’Agordo. Bella esperienza ma i peccati di gioventù non si ripetono».
Adriana Rasera
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso