Scandalo vaccini a Treviso, primi test dell’indagine

Alla Madonnina i prelievi per il confronto tecnico sui bimbi che non avevano fatto la profilassi con la Petrillo
DE WOLANSKI AG.FOTOFILM LA MADONNINA, DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE, VACCINAZIONI
DE WOLANSKI AG.FOTOFILM LA MADONNINA, DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE, VACCINAZIONI

TREVISO. Potete chiamarli il gruppo dei “bimbi campione”, sono una cinquantina, i loro genitori hanno accettato di sottoporli ad un prelievo di sangue per verificare la presenza del vaccino. Ieri mattina hanno iniziato le “donazioni” al Dipartimento di prevenzione della Madonnina dove ad aspettarli c’era un registro ufficiale, una liberatoria da firmare, un carabiniere del Nas ma soprattutto sorrisi, coccole, regali da parte di medici e operatori Usl 2.

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I tre prelievi. La prima giornata dei test medici dell’indagine che vedere opporsi l’azienda sanitaria trevigiana e Emanuela Petrillo, l’operatrice sanitaria accusata di non aver vaccinato i bambini, è cominciata di prima mattina. Ai “bimbi campione” era riservato un percorso diverso da quello seguito dagli altri bambini arrivati alla Madonnina per le vaccinazioni. Passava prima per una sala di accoglienza, poi per l’ambulatorio. Nella sala, tra libri di fiabe e giochi, l’attesa del turno di prelievo e la firma delle liberatoria con cui si permetteva all’azienda di prelevare tre campioni di sangue: uno da destinare al dipartimento di sanità per le analisi, due da tenere congelati per eventuali sviluppi dell’inchiesta. Poi, alla chiamata, la consegna delle carte d’identità dei genitori all’ufficiale dei carabinieri del Nas e l’ambulatorio dove un medico specializzato nei prelievi ai bambini faceva quanto disposto dal Procura e azienda sanitaria. Uno dopo l’altro bambini e bambine, tra i due e i tre anni, tutti vaccinati per morbillo nel periodo in cui operava Emanuela Petrillo. «A loro va il mio grazie», ha detto il direttore generale Benazzi.

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I prelievi come prova. La Procura ha deciso di effettuare un nuovo confronto di campioni del sangue distinguendo i valori riscontrati su un gruppo di circa 50 bambini vaccinati dalla Petrillo e quelli su altrettanti bimbi non vaccinati da lei. La stessa indagine fatta dall’Usl 2 in aprile, prima che scoppiasse il caso, stavolta assistita ufficialmente dagli ufficiali giudiziari. Così facendo si punta ad evidenziare nuovamente se solo i bambini vaccinati dalla Petrillo tra gennaio e giugno 2016 non risultano avere gli anticorpi.

I prelievi come conferma. Altra ragione dei prelievi è quella di verificare la “bontà” dei vaccini somministrati, ovvero appurare che sulla partita di vaccini data in somministrazione in quel periodo (gennaio-giugno 2016) non ci fossero problemi tali da averne compromettesso l’attecchimento nei bimbi vaccinati dalla Petrillo, e magari da altre operatrici. Eventualità che il primo test non giudiziario effettuato in aprile dall’Usl 2 su 50 bambini (25 vaccinati dalla Petrillo, altri 25 no) non avrebbe evidenziato visto che solo sui 25 vaccinati dall’operatrice 21 non risultavano aver avuto la profilassi.

In ambulatorio, tra bambini e bambole. L’azienda sanitaria lo aveva detto: «cercheremo di effettuare l’operazione nel modo meno traumatizzante possibile», e va detto che ieri operatori, infermieri, medici e perfino carabinieri del Nas ce l’hanno messa tutta per mettere a loro agio i bambini. Giochi prima del prelievo, sorrisi e carezze, scherzi, e alla fine del test un piccolo regalino per ogni bambino e «un bel cerotto» da far diventare gioco anche quello. Inevitabili le lacrime dopo la puntura, come inevitabile la paura, ma per fortuna molti genitori si erano attrezzati. Oltre ai bimbi, in corridoio, tanti orsetti e bambolotti da casa.

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