Scandalo vaccini a Treviso: Petrillo è accusata di peculato e falso

TREVISO. Non solo omissione di atti d’ufficio. L’indagine a carico di Emanuela Petrillo, l’assistente sanitaria accusata dall’Asl2 di non aver effettuato i vaccini su decine di bambini a Treviso (e adesso anche a Codroipo dove lavorava negli anni precedenti) si allarga a due nuovi capi d’imputazione ben più pesanti.
Le indagini e i prelievi disposti dalla Procura per circoscrivere e evidenziare eventuali prove si stanno facendo infatti sull’ipotesi di peculato e falso ideologico aggravato, due accuse che si rifarebbero direttamente all’atteggiamento della Petrillo nei confronti dell’azienda sanitaria considerata in queso caso la sua datrice di lavoro (con la quale avrebbe dovuto quindi avere un rapporto fiduciario preciso), ma anche la proprietaria del materiale che l’assistente sanitaria maneggiava e che se l’accusa venisse confermata, sarebbe stato sottratto al suo uso per il bene pubblico.
Intanto a Udine, dove effettueranno 20.000 vaccinazioni, hanno fatto sapere di aver conservato le registrazioni delle temperature dei frigoriferi e le registrazioni dei lotti di vaccini. La task force interaziendale costituita in Friuli Venezia Giulia per far fronte al caso delle presunte finte vaccinazioni ha precisato che "ci penserà la magistratura a dare le risposte. Abbiamo le registrazioni delle temperature dei frigo, che ormai sono allarmati o collegati a gruppi di continuità. In ogni caso ci sono delle tabelle della Oms che indicano quanto può durare un vaccino a determinate temperature».
Questo mentre a Treviso i Nas, su disposizioni date dalla procura, stanno supervisionando tutta la campagna di esami comparati avviata la settimana scorsa dall’azienda sanitaria su un campione di 50 bambini vaccinati dalla Petrillo tra gennaio e giugno 2016, e altrettanti bimbi vaccinati da altri. Un’aliquota di campioni è stata inviata all’Istituto superiore di sanità, mentre le altre due aliquote sono state messe a disposizione della Procura che deciderà se effettuare un accertamento tecnico irripetibile o un incidente probatorio.
Alla base del possibile aggravarsi delle imputazioni mosse alla Petrillo potrebbe essere stata la stessa denuncia presentata in Procura dall’azienda sanitaria, l’atto con cui l’Asl2 ha fatto riaprire l’inchiesta archiviata dalla stessa procura nel marzo scorso dopo quella che fu – secondo le testimonianze – un’indagine senza prelievi, ma solo su intervista alle madri. Ad assistere l’azienda, diversamente da quanto avvenne in occasione della prima segnalazione fatta alla Procura (quella poi archiviata), c’è adesso l’avvocato Fabio Crea che stasera parteciperà all’incontro promosso dalla stessa Asl2 di Treviso per spiegare alle famiglie il caso “finti vaccini”.
Ora il caso si gioca su uno scacchiere complesso che chiama in causa anche il dipartimento di Sanità e che rischia di allargarsi notevolmente dopo il coinvolgimento nella vicenda dell’Asl3 friulana dove la Petrillo lavorò negli anni precedenti la sua venuta a Treviso e dove – proprio sulla segnalazione fatta dall’Asl2 trevigiana – sono stati evidenziati casi di mancati vaccini imputabili alla Petrillo.
In Friuli l’azienda sanitaria ha optato per una massiccia campagna di vaccinazione straordinaria a carico di ben 7000 persone, la maggior parte bambini, e la Procura della Repubblica di Udine ha delegato i primi atti di indagine ai carabinieri del Nas aprendo un fascicolo di inchiesta per le ipotesi di omissione d’atti d'ufficio (come nel caso di Treviso) e falsità in certificazioni, accusa che con il peculato pare sia la stessa formalizzata ora alla Petrillo a Treviso.
Nonostante le prove a suo carico si stiano moltiplicando, a livello però ancora puramente indiziario, la posizione dell’assistente sanitaria Petrillo, difesa dall’avvocato Paolo Salandin, continua ad essere la totale estraneità ai fatti contestati.
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