«Quell’iniezione indolore poi sono andata in Africa»

Marzia Zorzetto è partita per Zanzibar dopo la profilassi: «Ho corso un bel rischio Da lei una puntura velocissima: solo quando ho rifatto il vaccino l’ho sentita»
Borin Montebelluna conferenza stampa avv. Salandin con Emanuela Petrillo
Borin Montebelluna conferenza stampa avv. Salandin con Emanuela Petrillo

«Quella volta non ho sentito alcun dolore. La siringa per un attimo ma poi non ho avuto disturbo di alcun tipo». Era il maggio del 2016 e Marzia Zorzetto, trevigiana e presidente dell'associazione "Oltre le barriere" che si occupa di disabilità, si era recata alla Madonnina per fare il vaccino anti-epatite in vista di un viaggio in Africa. A seguirla (e lo ha scoperto solo qualche giorno fa ricevendo la lettera di convocazione dell'Usl 2) c'era Emanuela Petrillo, l'assistente sanitaria accusata di non aver vaccinato 500 pazienti nella Marca. Il ricordo di Marzia è particolarmente prezioso trattandosi di un'adulta.

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Lei è tra le poche pazienti che scientemente possono raccontare l'accaduto, dato che la maggior parte dei coinvolti nello scandalo sono bimbi in tenerà età. «Ricordo di non aver sentito alcuni male e una grande rapidità da parte dell'operatrice» aggiunge Marzia, tornando all'anno scorso. Pochi giorni fa ha ripetuto la vaccinazione e da un rapido confronto tra le due avrebbe notato fin da subito una notevole differenza. «Nel maggio del 2016 non avevo provato dolore. Questa volta ho passato due giorni con male al braccio che si irradiava fino a sotto l'ascella e un cerchio alla testa a causa del vaccino che, stavolta, sono sicura di aver fatto». Questo è il presente. Riguardandosi indietro sorride, le poteva andare molto peggio dato che nel 2016 è partita per l'Africa convinta di aver effettuato tutte le vaccinazioni richieste e in realtà non essere stata immunizzata contro l'epatite. Oggi può tirare un sospiro di sollievo, ma ogni volta che ripensa a quel soggiorno a Zanzibar, senza copertura vaccinale, rabbrividisce all'idea del pericolo che ha corso inconsapevolmente.

«Con il senno di poi devo ringraziare il cielo che tutto sia andato per il meglio e che il vaccino anti-epatite A che credevo di aver fatto prima del viaggio non mi sia "servito" a Zanzibar» spiega Zorzetto «sono partita per l'Africa convinta di avere tutti gli anticorpi e invece non era così e ho corso il serio rischio di contrarre delle malattie infettive pericolose, per le quali credevo di essere protetta». Oltre al mare cristallino dell'Oceano Indiano e alle foreste tropicali, giusto di fronte alla Tanzania, Zanzibar è un angolo di paradiso che nasconde alcune insidie per i turisti. A causa delle scarse condizioni igieniche uno dei vaccini caldamente consigliati ai viaggiatori è proprio l'anti-epatite, per evitare le complicanze di infezioni legate ad acqua non trattata correttamente, ma anche alcuni cibi contaminati da patogeni come spiega il sito della Farnesina.

Quello stesso giorno, alla Madonnina anche suo figlio ha fatto la vaccinazione contro lo pneumococco, con la Petrillo. «Eravamo insieme e ricordo bene un dettaglio» aggiunge la presidente di "Oltre le barriere" «entrambe le vaccinazioni non ci hanno provocato alcun dolore e, anzi, sono state rapidissime tanto che mi sono stupita della velocità estrema con cui mio figlio è stato vaccinato». Da quel momento la vita è ripresa come se niente fosse, fino a un paio di settimane fa, quando si è verificata l'amara scoperta. Prima i titoli sui quotidiani e le notizie ai tg che raccontavano la vicenda, poi l'avviso da parte della Madonnina, che richiamava la donna e suo figlio a ripetere la profilassi.

«Non nego di esserci stata parecchio male, ho vissuto la cosa come un tradimento e ho ripensato a quello che mi sarebbe potuto accadere in Africa» spiega Zorzetto. Mai avrebbe pensato di essere tra i pazienti che, loro malgrado, sono protagonisti del più grande scandalo vaccinazioni d'Europa.

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