Provincia, addio a 70 anni di storia

Ieri l’ultimo consiglio, ora restano solo presidente e giunta A zero euro, porteranno l’ente alle elezioni di secondo livello

TREVISO. Il 16 maggio l’ente Provincia di Treviso, chiamando a raccolta anche i suoi ex presidenti, ha celebrato il suo ultimo consiglio provinciale da ente di “primo livello”, ossia eletto dai trevigiani. Oggi alle ore 24 decadrà il consiglio e da domani il presidente Leonardo Muraro e la sua giunta, senza indennità, traghetteranno la Provincia fino alle elezioni di “secondo livello”, tra settembre e ottobre, quando verranno chiamati a eleggere il nuovo presidente (senza giunta) e un consiglio ridotto a 16 persone solo i sindaci e i consiglieri comunali della Marca, che dovranno scegliere nuovo presidente e consiglieri provinciali tra gli stessi sindaci e consiglieri comunali. Ieri sera, dopo più di 150 anni dalla sua nascita e quasi 70 dal suo riconoscimento come ente amministrativo elettivo decentrato, la Provincia di Treviso ha cessato la sua storia, che ha visto succedersi 15 presidenti della Provincia.

Una luna storia. Dopo che il fascismo aveva annullato le autonomie locali, finita la guerra il 28 aprile del 1945 l’avvocato Antonio Mazza riceve l’incarico dal Comitato nazionale di liberazione (Cln) di guidare la prima giunta della Deputazione Provinciale. Dopo un anno gli subentra Ruggero Lombardi, nominato dal prefetto, nel 1948 tocca a Mario Ferracin, sempre di nomina prefettizia, che però nel giugno del 1951 diventa presidente dopo regolari elezioni. Nel Dopoguerra, anni duri, la Provincia ha in carico sanità e igiene. Sorgono gli Istituti di profilassi per le malattie infettive, strutture legate all’assistenza e alla beneficienza per orfani, figli illegittimi o riconosciuti da sola madre. Ecco i primi brefotrofi, come il Corazzin o quello di Treviso; i contributi provinciali alle madri in difficoltà. Ed è già tempo di lavori pubblici legati alla viabilità, da costruire o da rimettere in sesto dopo i bombardamenti, come viale della Repubblica e la Feltrina. Viene ampliato il liceo Canova. Nel 1951 le strade provinciali sono solo 174 chilometri (nel 2016 saranno quasi 1.800). Sono gli anni della Dc imperante in solitaria in giunta provinciale. La sede della Provincia passa dalla Prefettura a palazzo Scotti, quindi a Varco Filippin, dove resta fino al 1960. Con Bruno Marton, eletto nel 1956, si inaugurerà la sede di viale Battisti. Marton lancia i Centri di formazione professionale, i Cfp, a Treviso, Vascon, Zero Branco, Cordignano, Pieve di Soligo, Crocetta, Fagarè, Roncade, Vazzola, Giaverà, Codognè, Vittorio Veneto, Lancenigo; allaccia alla rete elettrica i trevigiani che ne erano ancora privi, il 10% della popolazione.

Nel 1965 è presidente Pietro Ferracin: con lui i primi corsi di formazione per disabili, la variante alla Feltrina a Biadene, il secondo Ponte di Maserada. Nel 1966, la gestione della tragica alluvione. Sempre Ferracin va ricordato per l’occhio di riguardo verso l’agricoltura, con la creazione del consorzio di tutela dell’Asparago. Nel 1971 viene eletto Carlo Bernini, che sviluppa l’edilizia scolastica costruendo il liceo Da Vinci e gli Istituti professionali di Lancenigo; per le strade, la provinciale Pedemontana, da Pederobba a Crespano. Cultura: è il periodo in cui la Provincia acquisisce villa Albrizzi Franchetti e sponsorizza la nascita dell’Asolo Art Film Festival, acquistando il convento. Dopo il brevissimo vicariato di Luigi Carraro nel 75, Bernini torna in sella fino al 1980. E dal 1980 al 1985 è la volta di Giuseppe Marton, che chiude l’era delle giunte monocolore Dc. Sono gli anni di villa Freja e di villa Franchetti, del convento di San Luigi, del convegno su Lorenzo Lotto del 1981 con Vittorio Sgarbi giovane relatore. Vede la luce il primo Piano territoriale provinciale (Ptp). Quinquennio dal 1985 al 1990: Lino Innocenti è a capo della prima giunta provinciale non monocolore. Ecco il Pentapartito, suo vice è Graziano De Biasi del Psi. E sempre con Innocenti, ma in consiglio, entrano i primi leghisti. Innocenti deve affrontare l’emergenza ambientale, l’applicazione delle nuove norme sui rifiuti e la nascita di nuove discariche. È lui a lanciare il progetto del Parco della Storga, a erigere Palladio e Mazzotti. Nel 1990 gli succede Giacomo Dalla Longa: con l’assessore Gemma Cardani, mette in piedi la prima commissione provinciale delle Pari Opportunità, vara la Carta di Treviso, porta in città Telefono Azzurro. Terremoto Tangentopoli, salta la Prima Repubblica: nel 1993 è presidente Domenico Citron, che crea il Consorzio universitario e inaugura iniziative di promozione turistica e culturale, costruisce il Turistico di Conegliano. Dal 1995 al 1998 il numero uno di viale Battisti è invece Giovanni Mazzonetto, primo presidente eletto direttamente dai trevigiani (prima i trevigiani eleggevano solo il consiglio provinciale, che a sua volta eleggeva il presidente). Con lui in giunta entra la Lega. Con Mazzonetto si ricordano il liceo scientifico di Vittorio Veneto, quello di Castelfranco, il centro sportivo di Lancenigo, viabilità.

Poi le sue dimissioni, i cinque mesi di vicariato di Francesco Cabrini e, nel 1998, la nomina del leghista Luca Zaia, il più giovane presidente di Provincia. La riforma Bassanini dà nuove competenze: insieme all’Edilizia scolastica ora l’ente ha in carico tutte le scuole secondarie, l’Ambiente, le deleghe regionali in Turismo, Cultura, Formazione Professionale e Lavoro. Vengono costruiti 18 edifici scolastici, è il boom delle rotatorie (alla fine saranno 200), si spinge sul turismo e sui prodotti tipici, nasce RetEventi. Il Piano Strategico allarga il raggio della collaborazione tra gli enti pubblici. Contro le stragi del sabato sera parte il Progetto Sicurezza Stradale. Zaia è presidente dal 1998 al 2005, quando gli subentra come vicario Leonardo Muraro, poi eletto nel 2006. È l’ultima amministrazione provinciale. Ancora strade e scuole, anche se i tagli del governo si fanno sentire. Muraro porta a compimento l’unificazione delle aziende di trasporto pubblico in Mobilità di Marca (Mom). I Centri per l’impiego arrivano a gestire 100.000 accessi all’anno. Vengono fatti il liceo Levi di Montebelluna, la variante di Mogliano e la tangenziale di Villorba, e rifatti i ponti sul Piave. Con Muraro, nel 2009, la sede passa al Sant’Artemio.

 

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