Porchetta e salame Igp la Marca chiede la tutela

SILEA. Nuove tutele per i salumi veneti, e trevigiani in particolare: l’obiettivo è di avere, entro pochi anni, una “Porchetta di Treviso Igp”, o un “Salame di Marca Dop”, proprio come avviene con le specialità enogastronomiche delle altre Regioni italiane. E’ questa la battaglia (una vera rivoluzione, se riuscisse) del nuovo presidente del Consorzio Salumi Veneti, un ente che raggruppa vari produttori e che da pochi giorni è guidato da una donna, la trevigiana Maura Da Pian, titolare dell’omonima salumeria di Spinea.
Già la sua elezione, venerdì sera, rappresenta, nella storia del Consorzio, una novità: è la prima donna in 16 anni di storia dell’associazione. E lei si propone di tradurre anche nella sua azione “istituzionale” questo vento di novità. Già dal suo insediamento ha fatto notare come, nella Marca, non manchino i marchi di tutela relativi all’enologia (con le varie Doc, Docg e Igp), mentre la gastronomia è, sotto questo punto di vista, più debole. Tutti ricordano il Radicchio Rosso di Igp o il Marrone di Combai Igp, ma una porchetta tutelata, per esempio, non esiste. «Bisogna dare una scossa al Consorzio», spiega il neo presidente, «è importante identificare i nostri prodotti tipici, come salame e porchetta, con una denominazione che ne garantisca la qualità e la tutela. Hanno pochissimi ingredienti e sono molto genuini, sono apprezzati anche da chi arriva da fuori e fanno parte della storia del nostro territorio, ora vogliamo che diventino anche Igp o Dop per essere valorizzati al meglio».
Primo esempio: la porchetta. «La nostra Provincia ne è un’eccellente produttrice, ma nel mondo conoscono tutti la porchetta di Ariccia, che è laziale, perché questa è una Igp e la nostra no. Eppure sono due prodotti molto simili, anzi, forse la nostra è ancora più naturale, senza additivi e senza conservanti, più leggera. E meno conosciuta». Stesso ragionamento per il salame: «Esistono per esempio il Salame Toscano Igp e la Finocchiona Igp. Salami italiani ce ne sono moltissimi, cosa possiamo fare per identificare quelli veneti o quelli trevigiani e portarli alla conoscenza di tutti, se non un’indicazione geografica protetta?». Senza un’adeguata tutela il consumatore non riconosce la qualità di ciò che acquista e, soprattutto, gli sforzi dei produttori di Marca rischiano di essere vanificati dalla concorrenza di altri prodotti “generici” a costo più contenuto.
Battaglie di questo genere (il caso del Prosecco fa scuola) hanno bisogno tuttavia dell’appoggio anche della politica locale e delle istituzioni. Quello di Maura Da Pian è soprattutto un appello in questo senso, per far sapere a tutti che nella Marca non si vive di solo Prosecco. Sarà una presidente “rosa”, eletta da una base che dopo tanti anni voleva un cambio forte al vertice, a riuscirci? «Innanzitutto dico: viva le donne, ci voleva un cambio del genere in Consorzio», scherza Da Pian, «faccio questo lavoro a Silea da 35 anni, ho voluto continuare l’attività di famiglia. In questo settore le donne sono ancora poche, purtroppo. A livello produttivo i macchinari ci aiutano ma resta un lavoro duro, per il quale è richiesta anche una certa forza fisica, e gli uomini sono favoriti. Nella fase di confezionamento, invece, sale la quota di lavoratrici donna. Ora ci attende un’altra sfida, quella per dare la giusta visibilità ai nostri prodotti».
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