Pierina Gatto, la piccola maestra vicina ai bisognosi

Una piccola grande donna, un metro e mezzo di carattere, forza di volontà e determinazione nell’aiutare gli altri.
Questa era Pierina Gatto, la maestra missionaria di Trevignano mancata la scorsa domenica all’età di 97 anni.
«Aveva una grande generosità e un grande cuore, ha sempre dato agli altri in silenzio e con amore» la ricordano così i figli, Maria Teresa, Pietro e Antonio.
Non si fermava davanti a nulla Pierina, a sei mesi, durante la prima guerra mondiale è rimasta orfana di padre e a soli 18 anni, giovanissima e con un diploma di maestra in tasca ottenuto allo Zanotti, ha cominciato la sua vita tra i banchi di scuola. Centinaia, anzi migliaia, gli scolari che con lei hanno studiato matematica, geografia, storia e italiano, a quel tempo c’era un professore per tutto e per tutti.
«Ha lasciato il segno è stata come una mamma per noi bambini. Una maestra di vita generosa, solare e buona», spiega Orlando Milani, un suo ex allievo, titolare della storica osteria Antico Pallone. In quarant’anni Pierina ha insegnato a Vedelago, Fanzolo, Santa Lucia di Piave, Mareno. Fino ad arrivare in quel di Campocroce, dove ha passato vent’anni tra aule e lavagne. Si alzava di buon’ora per andare dai suoi scolari, conferma Maria Teresa: «Ero bambina, eravamo andati ad abitare a Treviso e mamma prendeva la filovia sul Terraglio, poi faceva un tratto di strada a piedi fino alla casa della signora Agnese che le teneva la bicicletta, una vecchia Piave, e da lì pedalando arrivava in campagna, fino alla scuola». Tante le volte in cui oltre a trasmettere i rudimenti di grammatica e sintassi, Pierina condivideva con i suoi studenti anche la merenda. Il pane e miele che il marito Luigi Carlotto le metteva nella cartella andava a sfamare i “suoi” bambini. «È meglio che lo mangiate voi che dovete crescere» diceva col sorriso stampato sulle labbra. Lo stesso, con cui si avvicinerà, qualche anno dopo, alle missioni per aiutare i poveri del Terzo Mondo. Instancabile Pierina raccoglieva tutto il possibile, scarpe e abiti usati da mandare nei lebbrosari dell’India, nei villaggi dell’ Uganda, nelle favelas dell’America Latina. Addirittura, di tanto in tanto, comprava 30 chili di miele da regalare agli orfanotrofi dell’Est Europa. La sua casa in via Paolo Nani era diventata un vero e proprio centro di smistamento della solidarietà, conferma la figlia: «C’era una stanza dedicata alle donazioni dove sistemava i capi, li lavava, li stirava e li preparava per la spedizione». Una silenziosa catena benefica, retta da Pierina con l’aiuto di molti, come la signora Jole, la sua vicina, che le cuciva dei grandi sacchi per spedire i vestiti. «Era una mamma missionaria» ha detto don Marcello Tronchin, mercoledì durante l’ultimo saluto nella chiesa di San Lazzaro.
Valentina Calzavara
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