Perseguita la moglie: ex assessore condannato a 4 mesi per stalking

Pedinamenti e insulti: dovrà pagare anche 10 mila euro. Lui si difende: «Cercavo solo il bene di mia figlia minore»

TREVISO. Un ex assessore di un paese dell’Opitergino è stato condannato, ieri mattina, per atti persecutori nei confronti dell’ex moglie. Il giudice Michele Vitale gli ha inflitto una condanna a 4 mesi e 20 giorni di reclusione, a fronte di una richiesta di un anno da parte del pubblico ministero. L’uomo è stato condannato anche ad un risarcimento di 10.000 euro (la parte civile ne chiedeva 50.000).

L’accusa

L’imputato, un ex assessore di 57 anni, è finito davanti al giudice per alcuni fatti avvenuti tra il 2015 ed il 2016. Era un periodo in cui la coppia stava attraversando una profonda crisi coniugale (prima sfociata in una separazione consensuale e poi nel divorzio). La donna, costituitasi parte civile, all’epoca, frequentava un amico e ciò, a suo dire, aveva incancrenito i rapporti con il coniuge. Rapporti sempre più tesi. «Lui minacciava di denunciarmi per abbandono di minore ogni volta che uscivo di casa. Per me era impossibile frequentare amicizie o persone all’esterno dell’ambiente familiare», è una delle accuse mosse dalla donna. «Sei una poco di buono, abbandoni tua figlia minorenne per andare a divertirti», erano le continue accuse dell’uomo. Tre gli episodi, in particolare, che la procura contestava all’ex assessore, tra il dicembre 2015 e il luglio 2016. Tutti sfociati in minacce, anche di morte come l’ultimo, nell’estate del 2016, quando dopo aver visto la macchina dell’amico della moglie parcheggiata nel cortile di casa, lui tentò di sfondare la porta dicendo: «Vi faccio fuori, vado a prendere una pistola». Alla richiesta del giudice Vitale, se intendesse ritirare la querela nei confronti del marito, la donna è stata ferma: «No, sono qui per chiedere giustizia».

La difesa

L’ex assessore si è difeso con tono fermo, sostenendo di essere sempre stato preoccupato per la serenità familiare e della figlia minorenne. «Non ho mai cercato lo scontro con mia moglie ed ho sempre cercato di appianare i rapporti. L’unica volta che ammetto di aver esagerato è stato nell’episodio del luglio 2016», ha detto. Nel corso della sua arringa, il difensore dell’ex assessore, l’avvocato Cristina Cittolin, ha sottolineato due aspetti. Uno tecnico: tre episodi, slegati tra loro, non possono essere inquadrati nel reato di stalking che richiede la continuità dei presunti atti persecutori. L’altro: l’imputato è sempre stato un padre di famiglia premuroso e sensibile e alla moglie non aveva mai impedito di avere una sua vita sociale. —
 

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