Paura dell’operazione? In Cardiochirurgia ansia ridotta dell’80%

L’ansia gioca sempre brutti scherzi, a maggior ragione quando un paziente è in attesa di affrontare una sfida importante come un intervento cardiochirurgico. Al Ca’ Foncello ha preso forma un innovativo progetto per la riduzione dello stress preoperatorio. Un’anteprima quasi assoluta in Italia che vede protagonista la Cardiochirurgia, uno dei reparti ad alta complessità. «Abbiamo attivato un protocollo che coinvolge infermieri e operatori socio sanitari valorizzando ancora di più il loro fondamentale ruolo di front-office con i pazienti in modo sinergico con le altre professionalità mediche» sottolinea Giuseppe Minniti, primario della Cardiochirurgia di Treviso che ha subito sposato l’idea del coordinatore infermieristico di sala Claudio Buttarelli. Il percorso di preparazione all’intervento prevede la somministrazione di un test ai pazienti a poche ore dall’operazione e, per chi aderisce, un colloquio successivo con l’équipe infermieristica. Lo studio ha arruolato 109 pazienti dimostrando in modo scientifico la riduzione del tasso di stress con percentuali che superano l’80%. Un dato alquanto significativo poiché potrebbe aprire la strada all’eliminazione della preanestesia, che viene somministrata per rilassare l’utente prima dell’anestesia in fase operatoria. Con poche semplici mosse, si regala un beneficio concreto al paziente. Per prima cosa viene consegnato un opuscolo cartaceo che illustra le modalità del percorso assistenziale con didascalie e brevi spiegazioni su accesso, preparazione, sala operatoria, anestesia e risveglio. La sera prima dell’intervento l’infermiere di sala incontra il paziente in un ambulatorio dedicato ripassando insieme a lui le fasi dell’intervento e rispondendo a tutti i suoi dubbi. Attraverso un questionario viene valutato il livello d’ansia dell’utente e il successivo colloquio serve a dipanare dubbi e sciogliere tensioni. Il percorso educativo è stato ora messo a disposizione di tutti i pazienti che afferiscono alla Cardiochirurgia del Ca’ Foncello, in media oltre 840 l’anno che vi potranno aderire su base volontaria.
«Umanizzazione delle cure significa mettere al centro il paziente, facendo attenzione anche al fabbisogno di informazioni che sempre accompagna la malattia e l’intervento» conclude il primario Minniti. Ed è già stato dimostrato: un paziente umanamente ed emotivamente confortato sarà più reattivo alla patologia e più motivato nell’affrontare la convalescenza con maggiori chance di guarigione. —
V. C.
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