Orsago: cane conteso, in tribunale la storia di Koky

ORSAGO. Ignaro (e incolpevole) di tutto, Koky, un pastore del Caucaso oggi ospite del rifugio dell’Enpa, ha causato un incidente diplomatico tra il suo proprietario, il 59enne Franco Schiavon, e l’Enpa, l’associazione che si sta prendendo cura di lui. Forse si tratta solo di incomprensioni che le due parti potranno ripianare, ma oggi la situazione è piuttosto tesa, e potrebbe risolversi addirittura nelle aule di tribunale. Succede che il signor Schiavon, di Orsago, affida il suo cane all’Enpa perché impossibilitato a prendersene cura durante un periodo di malattia che lo costringe al ricovero in ospedale. Al momento delle dimissioni, tuttavia, l’uomo denuncia di non riuscire a riavere con sé l’amatissimo Koky, perché – sempre secondo la ricostruzione di Schiavon – l’Enpa non accetterebbe la sua richiesta di riaverlo indietro. La polemica divampa sui social network, dove inizia a circolare un vero e proprio appello: «Restituite Koky al suo proprietario».
Peccato che la ricostruzione dell’Enpa, infuriata per la cattiva campagna dilagata sui social, sia completamente diversa. Secondo i volontari, infatti, il signor Schiavon avrebbe firmato di suo pugno il passaggio di proprietà di Koky, consapevole di non essere più in grado di mantenerlo. A supporto di questo, Enpa riporta il parere della clinica veterinaria che ha visitato il cane: «Magro e in condizioni generali scadenti. Inoltre è affetto da diarrea, con infiammazione dell’intestino e addome dolente alla palpazione. Poiché non è stata riscontrata una patologia specifica, si può presumere che le condizioni del cane siano la conseguenza di una cattiva gestione o alimentazione dello stesso».
L’Enpa, oltre a ribadire il proprio impegno storico e del tutto volontario a favore degli animali, spiega inoltre di aver cercato più volte di contattare Schiavon: «Nelle settimane successive l’uomo ci ha ricontattati per parlare della situazione del pastore del Caucaso» conferma Adriano De Stefano, presidente Enpa Treviso. «I nostri volontari si sono accordati con lui diverse volte per incontrarsi al rifugio di Ponzano, ma Schiavon non si è mai, e sottolineo mai, presentato, senza dare altresì spiegazioni». Tesi rinforzata da Valentina Perin, una volontaria: «Non ci stiamo a passare per i cattivi di turno. Abbiamo accolto l’ennesima richiesta di aiuto di una persona in difficoltà e adesso veniamo ripagati così?». Da qui la decisione dell’Enpa di adire le vie legali.
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