Mobilifici, via alle riqualificazioni

Sernaglia: il Comune punta ai risanamenti di Marka, Zecchinon e Villanova per evitare delocalizzazioni
Di Glauco Zuan
Commercio estero in crescita. Boom per le piccole imprese. foto di © Luana Monte / emblema - Fermignano (Fano) 29 luglio 2002 Ditta Imab, produzione mobili e fabbricati Lavoro di operai in fabbrica foto di © Luana Monte / emblema - Fotografo: Luana Monte
Commercio estero in crescita. Boom per le piccole imprese. foto di © Luana Monte / emblema - Fermignano (Fano) 29 luglio 2002 Ditta Imab, produzione mobili e fabbricati Lavoro di operai in fabbrica foto di © Luana Monte / emblema - Fotografo: Luana Monte

SERNAGLIA DELLA BATTAGLIA. Dialogare per riqualificare i vecchi capannoni esistenti in centro paese, “evitando” un forzato trasferimento nelle zone industriali locali o un invito indiretto alla delocalizzazione all’estero che metterebbe ulteriormente in ginocchio un settore come quello del legno-arredo veneto che dal 2008 al 2012 ha già lasciato a casa 12.500 dipendenti. Con questa filosofia il Comune di Sernaglia si sta confrontando da mesi con tre storici mobilifici del territorio, costretti a ripensare gli attuali stabilimenti produttivi all’interno dei centri abitati di Sernaglia e Falzè di Piave per affrontare al meglio la crisi economica. In altre parole, per non licenziare o, peggio, «per non morire», come ha candidamente ammesso l’assessore all’urbanistica, Natale Grotto, durante la seduta consiliare di lunedì. Oggi come non mai, infatti, per il distretto del mobile del Quartier del Piave delocalizzazione farebbe rima con dismissione. La giunta Fregolent ha così raggiunto tre diverse intese urbanistiche con Mobilificio Mario Villanova di via Busche, Zecchinon Cucine di via Castello e Marka (Gruppo Corazzin) di via Borgo Furo per la riqualificazione ambientale dei capannoni esistenti, rispettivamente di 11.140, 7.469 e 9.489 metri quadrati. Tre diverse soluzioni, in sostanza, che garantiranno l’attuale occupazione (si parla di circa 200 lavoratori) e che prevedono degli ampliamenti, ma solo per la messa in sicurezza degli operai o per nuovi spazi espositivi o magazzini (non linee di produzione). «Oggi, come delineato dal Pati, le parole d’ordine sono sostenibilità, riqualificazione e dialogo se vogliamo salvare il territorio e le opere di urbanizzazione, ma anche i posti di lavoro», spiega il sindaco Sonia Fregolent. «Perché qui stiamo parlando di due possibilità. Riqualificare o delocalizzare. Per questo cerchiamo prima di tutto di risanare l’esistente. Nei tre casi in questione, infatti, stiamo parlando di mobilifici che per le loro dimensioni non possono trasferirsi in zone proprie. Per questo abbiamo accolto le loro proposte, dettando alcune condizioni per arrivare ad un buon livello di qualità ambientale che migliorasse o rimuovesse quelle problematiche che le hanno rese incompatibili con il contesto urbano attuale». Tanto che nel caso della Marka di Falzè, ad esempio, la ristrutturazione del vecchio stabilimento prevede anche una demolizione con arretramento.

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