L'ordine dei medici di Treviso: «Esame di italiano per gli specialisti che arrivano dall’estero»

Dopo le accuse Anaao all’Usl 2, scatta ora la contestazione dell’Ordine di Treviso. Il presidente Guarini: «Non bastano i titoli di studio, serve conoscere la lingua» 
TOME - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - MEDICI ESCONO DALL'OSPEDALE
TOME - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - MEDICI ESCONO DALL'OSPEDALE

TREVISO. I medici stranieri sono i benvenuti a Treviso, ma solo se superano la prova di idoneità in lingua italiana, prevista dall’Ordine dei Medici. «Abbiamo un’apposita commissione chiamata a valutare i requisiti dei colleghi, specie di coloro che arrivano da altri Paesi.

Non solo i titoli di studio e le specializzazioni, ma anche la conoscenza della lingua italiana» spiega Luigino Guarini, presidente dell’ente ordinistico della Marca.

La precisazione suona come un nuovo paletto all’ipotesi di reclutare medici dall’Est Europa, prospettata da Usl 2 e Regione che prima hanno provato a reperire camici bianchi in Romania e Polonia per sopperire alle carenze italiane e ora stanno lavorando a un’intesa con l’Università di Timisoara per l’invio di specializzandi italiani in cambio di qualche inserimento di medici rumeni negli ospedali della Marca.

Una strada fortemente criticata dall’Anaao e ora, anche l’Ordine di via Cittadella della Salute mette le mani.

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Nella valutazione dei professionisti “esteri” l’Ordine dei medici rivendica il ruolo di garante della qualità delle cure erogate e di tutela della salute dei cittadini trevigiani. Ma non è tutto. L’ente, oltre a fare da controllore, subordina l’esercizio dell’attività medica continuativa all’iscrizione all’albo locale. E per essere inseriti occorre parlare un ottimo livello di italiano. Diversamente, il medico non potrà operare nella struttura pubblica firmando un contratto a tempo indeterminato.

«La buona conoscenza della lingua italiana non è affatto una sottigliezza» prosegue il presidente Guarini «non ci può essere qualità delle cure se non c’è una reale possibilità di comprensione tra medico e paziente». Con questo spirito è nata l’apposita commissione d’esame all’interno dell’Ordine.

I precedenti non mancano. La commissione dell’Ordine ha già valutato una decina di specialisti arrivati da altri Stati. L’iter di accertamento ha previsto l’analisi dei loro curriculum ma anche un esame sulla conoscenza della lingua italiana.

«La casistica affrontata fino ad oggi ha riguardato una decina di colleghi, la maggior parte operativi nel campo odontoiatrico che esercitano in libera professione» sottolinea il dottor Guarini. Quasi tutti sono risultati “promossi”, fatto salvo qualche caso di dottori sollecitati a migliorare nell’eloquio.

«La ratio sta nel fatto che se il medico e il paziente non riescono a capirsi va a rotoli la presa in carico dell’assistito» conclude Guarini «specie in una Regione come la nostra, dove si usa anche il dialetto, la padronanza della lingua italiana è imprescindibile per fornire un servizio all’altezza, dentro agli ospedali e negli ambulatori sul territorio».
 

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