L’interdittiva a Ebg Group fa emergere la ragnatela

Il castello dei consorzi stabili riconducibili a Nicola Messina è entrato nel mirino della prefettura nel maggio del 2020. È allora che viene emessa la prima interdittiva antimafia diretta all’Ebg Group, in quanto, secondo le forze dell’ordine, è riconducibile alla criminalità organizzata, in particolare a ’ndrangheta e camorra. Da quella ne sono seguite altre due. A luglio quella diretta al Real Europe Group di Padova, amministrato dalla trevigiana Valeria Cacciolato. A far emergere il collegamento è il Tar dell’Emilia Romagna. I giudici bocciano il ricorso di Ebg contro l’interdittiva e la conseguente esclusione da un appalto a Calatafimi Segesta, ma soprattutto intersecano il consorzio con sede legale a Bologna con due società trevigiane, il Consorzio La Marca, e la Service & consulting (quest’ultima non è destinataria di provvedimenti). A fine dicembre l’onda dell’interdittiva arriva a Treviso. Il prefetto Maria Rosaria Laganà ne firma due, una diretta al Consorzio Stabile La Marca, l’altro al Lm Group, sempre legati alla famiglia Messina. Anche per la prefettura trevigiana non ci sono dubbi: i consorzi «risultano avere collegamenti certi e comprovati con soggetti appartenenti o contigui ad associazioni criminali di tipo mafioso». Il caso scoppia anche a Ca’ Sugana, che a marzo, aveva affidato al Lm Group l’ampliamento della scuola elementare Don Milani, per poco meno di un milione di euro. Incarico ufficialmente ritirato il 28 gennaio. Anche l’Ulss ha dovuto intervenire sull’appalto per la manutenzione del verde pubblico dell’ospedale di Castelfranco, dove Ebg Group e successivamente LM avevano fatto da ausiliarie alla Eos.—f.c.

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