Le bomboniere? Meglio una ricercatrice

Il sangue donato li ha salvati, e ha consentito loro di sposarsi. Per ricambiare hanno deciso un gesto di generosità verso la ricerca. Così, venerdì, gli invitati al loro matrimonio non riceveranno la classica bomboniera d’ordinanza, ma un semplice biglietto che annuncia l’«adozione» di una ricercatrice. E quindi il finanziamento della sua attività di ricerca. I soldi, per l’esattezza, verranno usati per la ricerca sull’emofilia a cui lavora, presso l’università di padova, la trevigiana Silvia Barbon.
Quella di Monia Bordignon e Claudio De Nicola è la storia di un grande amore, di un dramma sfiorato e di un gesto di generosità. Trentuno anni lei, 40 anni lui, donatori Avis, convivono ormai da dieci anni. Un rapporto il loro che un giorno ha rischiato di spezzarsi per sempre. È il 14 febbraio dello scorso anno, giorno di San Valentino. Claudio sta tornado dal lavoro in scooter; a casa lo aspetta Monia, intenta a cucinare il dolce per una cenetta romantica. Ma a pochi metri dalla loro abitazione, Claudio viene travolto da un pirata della strada, che lo fa volare sull’asfalto e poi scappa. Viene chiamata l’ambulanza, ma non sembra nulla di particolarmente grave.
Claudio, cosciente, viene trasportato al Ca’ Foncello. Dopo pochi minuti peggiora. Monia nel frattempo arriva in ospedale, ma è solo convivente, per la legge non ha nulla a che fare con la famiglia e pertanto le informazioni che le vengono date sono scarse. Resta per ore in pronto soccorso senza che nessuno che gli dica cosa sta accadendo. Sa di un braccio rotto, nient’altro. Ma a pochi metri di distanza, una parete a dividerli, Claudio sta rischiando la vita in sala operatoria: ha perso un rene e un tratto di intestino è danneggiato da un emorragia interna. «Quando il medico, finalmente, mi ha detto, che in sala operatoria avevano rischiato di perderlo un paio di volte mi è crollato il mondo addosso», racconta oggi Monia.
A salvarlo, oltre alla professionalità dei medici, sono state anche venti sacche di sangue e plasma, come riporta la cartella trasfusionale che Mania conserva. Più di una decina nelle primissime ore di ricovero.
«Da donatore sono diventato un ricevente, altri donatori, com’ero io e com’è ancora Monia, mi hanno salvato», spiega Claudio. È per questo che al loro matrimonio non ci saranno bomboniere, ma un’iniziativa a sostegno della ricerca. I due si sposeranno venerdì nel municipio di Ponzano, e agli invitati consegneranno quel biglietto su cui è riportata la donazione al Progetto «Adotta un ricercatore» della Fondazione Tes. Quei soldi finanzieranno la ricerca della dottoressa Silvia Barbon, 28 anni di Roncade.
«Voglio ringraziarli pubblicamente, perché è stato un gesto di grande generosità. Ancor più», spiega Silvia Barbon, «Visto che arriva da due ragazzi giovani che dimostrano sensibilità nei confronti della ricerca. Io mi occupo di cellule staminali, un tema molto dibattuto, ma che ora viene bistrattato, mentre con uno studio approfondito si potrebbe arrivare a curare molte malattie».
In particolare la ricerca a cui sta lavorando si pone come obiettivo quello di trovare un rimedio all’emofilia. «Si tratta di trovare una fonte di cellule facilmente reperibile per sostituire quelle emofiliache, ovvero che non sono in grado di coagularsi. In particolare guardiamo ai vasi sanguigni del fegato. Iniettando le cellule staminali, queste andrebbero a sostituirsi a quelle che non funzionano», prosegue Silvia Barbon. Laureata in biologia a Padova, ha completato un dottorato di ricerca sulle staminali, e da pochi mesi, tra l’Università di Padova e il centro di emofilia di Castelfranco, ha iniziato questa nuova ricerca. «È la prima volta che ci capita una cosa simile», sono le parole della presidente dell’Avis Vanda Pradal, che ha ricevuto personalmente i due futuri sposi, «è una cosa bellissima. Questi ragazzi hanno capito il valore straordinario del dono in tutte le sue varianti, sono la dimostrazione che si dona perché si vuole donare e basta, senza alcun altro scopo».
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