«La Volksbank ha tagliato la paga di venti dirigenti»

I sindacati lanciano l’accusa al direttore Schneebacher «Penalizzati i quadri di Banca Treviso, faremo causa»

TREVISO. «Non hanno messo mano agli stipendi? Hanno costretto una ventina di dipendenti, quadri apicali, ad accettare la riduzione dello stipendio. Una forzatura ai limiti della legalità». All’indomani dell’incorporazione di Banca Treviso in Volksbank non si placano le polemiche. A criticare fortemente l’operazione Massimiliano Paglini, segretario provinciale di First Cisl Treviso. «Il Jobs Act prevede riduzioni di stipendio solo nel caso in cui vi sia una crisi aziendale. Ma Banca Treviso sta bene, anche Volksbank».

«Inalterato il numero di dipendenti, proprio come il livello salariale». L’aveva garantito il direttore generale di Banca Popolare Volksbank Johannes Schneebacher nel giorno in cui si è chiuso il processo di incorporazione di Banca Popolare di Marostica in Banca Popolare Volksbank, con l'ultimo atto: Banca di Treviso, originariamente controllata da Banca Popolare di Marostica, fa ora ufficialmente parte di Banca Popolare Volksbank. Un’operazione attraverso la quale 11 filiali e una sessantina di dipendenti sono passati sotto l’istituto di credito. Nei giorni scorsi i sindacati avevano denunciato la decisione della Fabi (Federazione autonoma bancari italiani) di firmare con la banca un verbale che lascia completa discrezione aziendale di operare - in deroga al Jobs Act - l'armonizzazione degli stipendi delle lavoratrici e dei lavoratori di Banca di Treviso con accordi individuali ad esclusivo giudizio aziendale. «Non c'è nulla di cui preoccuparsi», aveva dichiarato il direttore generale subito dopo la conclusione dell’operazione, «è una questione di giustizia nei confronti degli altri colleghi. Abbiamo deciso di armonizzare la composizione di tutti i salari. I dipendenti di Banca Treviso non avevano il contratto integrativo. L'abbiamo aggiunto. Il risultato è che la composizione dei fattori cambia, ma la somma no». Paglini non è affatto d’accordo: «Su 25 dipendenti con ruoli dirigenziali, per ben 20 di loro sono stati fatti dei contratti ex novo che prevendono la novazione del rapporto oltre ad un livello salariale molto più basso, in linea con il tabellare contrattuale di Volksbank. Solo in 5 hanno deciso di non cedere a quello che è un vero e proprio ricatto». Paglini ne è convinto: «Non si tratta di giustizia sociale: questa manovra va contro a quanto è previsto dalla legge. Riduzioni sono ammissibili solo in caso di crisi aziendale. Ma non è questo il caso. Se si tratta di equità mi viene naturale pormi una domanda: perché il direttore generale non si è ridotto lo stipendio dato che è ben oltre il limite tabellare? Siamo determinati a ricorrere alle vie legali».

Serena Gasparoni

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso