La verità di Goldin «La mostra non si fa se ne riparla nel 2016»

Numeri, costi e motivi della rinuncia: «Undici mesi di lavoro ma c’erano ancora troppe incertezze. E poi quegli attacchi»
PUCCI - CONFERENZA MARCO GOLDIN. Marco Goldin (cravatta scura) Avv. Vittorio Domenichelli (cravatta rossa)
PUCCI - CONFERENZA MARCO GOLDIN. Marco Goldin (cravatta scura) Avv. Vittorio Domenichelli (cravatta rossa)

Marco Goldin insiste: non ci sarà alcuna mostra di Linea d’ombra nel 2015 a Treviso. L’indisponibilità del consorzio Marca Treviso a garantire la fidejussione da 3 milioni; le incertezze sul museo e il «contesto ambientale difficile, per le polemiche» lo inducono al passo indietro. «Sono dispiaciuto e triste, ho lavorato 11 mesi a questo grande progetto, Treviso avrebbe messo in mostra capolavori mai visti fuori da case private. Perde un’occasione. E lo dico da amante dell’arte e storico dell’arte. Ancora, avrei donato alla città il catalogo definitivo di Martini. E fatto conoscer decine di migliaia di persone le opere oggi viste da 8-10 mila l’anno. Ho preso atto che non sono possibili le condizioni minime di garanzia. Sconfitta? No, ho fatto tutto quello che potevo e dovevo».

Ma la porta non è chiusa, e non c’è lo strappo che Goldin ha avuto con De Poli nel 2003. «Se ne potrà riparlare, nel caso, per il 2016. A museo consegnato, a lavori finiti, in un altro clima», così il curatore nella sua conferenza stampa patavina nello studio di Vittorio Domenichelli, ilsuo legale. Svanisce però il progetto «Treviso e il mondo», le 8 mostre divise fra Bailo e Santa Caterina, da novembre a maggio. L’evento firmato Goldin, imperniato sulle grandi collezioni private e delle fondazioni europee; gli omaggi ai trevigiani Arturo Martini e Gino Rossi, ma anche al meno conosciuto De Roberto; i tesori di Tomaso; il fior da fiore dalla pinacoteca; i tributi a Music e Gianquinto (cognato di Nino Maestrello, appena scomparso). Molti - non la mostra principale - legati ai tesori che Treviso vedrà esposti dall’autunno, quando riapriranno Bailo e San Gaetano con la collezione Salce. «Tesori indubbi, ma che vanno anche valorizzati e ri-valorizzati, mostra è appunto mostrare», ha spiegato Goldin nel ribadire l’unicità del progetto. «Linea d’Ombra resterà senza mostre nel 2015, non c’è un piano B né trattative con altre città», ha detto a chi gli chiedeva di possibili «traslochi». «E io sarei quello delle mostre con i soldi degli altri? Il mercante? Il predatore, quello che chiede più soldi sul tavolo? Mi assumevo l’oneredi 3,5 milioni su 5...». Come dire, con biglietti a 10 €, 350mila visitatori, cifre oggi inimmaginabili.

I numeri.Nessuno l’aveva detto, ma i costi erano lievitati, dopo il tramonto della mostra in prestito di Detroit: da 4 a 5 milioni. Sempre con i 700 mila euro delle categorie, i 500 mila di Massimo Zanetti (mister Segafredo), e i 350 mila delle Generali. Tutto al netto di Iva.

Le date e la fidejussione.A settembre Linea d’Ombra consegnava la bozza di contratto al consorzio Marca Treviso; il 14 gennaio Goldin consegnava la bozza del progetto al sindaco. Il 19 febbraio, di fronte al protrarsi dei tempi e alla bufera sul museo, Goldin chiedeva la fidejussione («al ribasso») per coprire, in caso di mancato svolgimento della mostra, le spese da sostenere per trasporti, polizze, obblighi ai prestatori, comunicazione. «Garanzia usuale in questi casi», ha ribadito Goldin, «l’abbiamo fatta anche noi, per 4,4 milioni, quando ci è stata chiesta».Ma perché non ’era nella bozza di contratto? «Allora non c’era il nodo della disponibilità del museo, delle autorizzazioni, né il comitato aveva annunciato di voler ricorrere a ogni iniziativa legale per impedire l’utilizzo del museo», ha precisato Domenichelli, «nessuno può permettersi di avere danni incalcolabili, senza chiedere garanzie a coprire la mancata realizzazione dell’evento».

La polizza. Il Comune aveva rilanciato proponendo una copertura assicurativa. Ma Goldin e Domenichelli sono stati fermi: «Strada complicata, impercorribile per i tempi strettissimi», hanno precisato, «l’avevamo fatto capire al sindaco giovedì, tanto più che i musei devono dare i prestiti tra marzo e metà aprile.

I sassolini.È andata bene all’assessore Franchin e al capogruppo Pd, Tonella. Una replica soltanto (ma per il capogruppo c’è l’accusa di «non sapere o essere disinformato»). Peggio a Silvia Rizzato (8) e al consigliere comunale Daniela Zanussi (4), esponenti del comitato Santa Caterina Bene Comune. E poi Francesco Bergamo, le pagine fb del comitato, Montanari.... Goldin ha replicato a ogni attacco in rete: finanziario («vuole più soldi sul tavolo»), culturale («mostre carrozzone, circo»), personale («quel che non hanno fatto i barbari lo farà Goldin»; «forse ha svolto una sola co-curatela a livello internazionale»). A tutti Goldin ha ricordato la sua storia personale, il curriculum di 31 anni di attività (stampato e distribuito), i 17 anni di mostre con prestiti internazionali e i suoi numeri record, da Treviso in poi. Senza facebook, la mostra si sarebbe fatta? Mah. Goldin poi ironizza: «E ancora il comitato parla di argomentazioni civili e pacate....»

I veleni.Poi ci sono quelle che Goldin considera le «grandi falsità» che circolano, e che ha voluto smentire categoricamente: «Mai, dico mai ho chiesto vetrate a Santa Caterina». E ancora: «Il percorso alla mostra passava prima per chiesa e museo, dunque chi più di me pensava a valorizzare i tesori di Santa Caterina?». Strali anche per Maristella Caldato, consigliere Pd, che ha coinvolto gli (ex) legami sentimentali della figlia del curatore.

Code legali?Goldin è abbottonato, ma non pare voler chiedere danni al Comune. Forse al consorzio? Piuttosto, valuta le vie legali nei confronti di Mario Pozza (da cui è stato definito «predatore»). Ma anche diversi esponenti del comitato per le bordate in rete.

C’è chi dice no. In tutto questo, c’è un gran rifiuto: quello di Nico Stringa, accademico, esponente del comitato per Santa Caterina. Goldin gli aveva offerto la curatela della mostra su Martini, e il catalogo da donare alla città, ma il professore ha rifiutato fermamente.

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