Indurain, un mito alla Granfondo Pinarello

Il campione navarro correrà a Treviso il 10 luglio a vent'anni dal suo ritiro
TREVISO 18/07/2004 PARTENZA GRAN FONDO PINARELLO PARTENZA GRAN FONDO PINARELLO
TREVISO 18/07/2004 PARTENZA GRAN FONDO PINARELLO PARTENZA GRAN FONDO PINARELLO

TREVISO. "Ti presento un cene bravo, uno di cui sentirai parlare più avanti e per tanto tempo. Corre con le nostre bici, per la squadra Reynolds. E' già stato bravo alla Vuelta e al Tour. Vedrai...". Il lungagnone, magro come per fame atavica e con gli occhi affondati nelle orbite, con quella faccia affilata, le labbra piccole e rosse, la nasca come una lama, era garantito da Pedro Perico Delgado, che gli sorrideva accanto. Un anno dopo, Pedro, fresco del tour vinto, avrebbe ringraziato Miguel per l'aiuto datogli. Capì che si parlava di lui, quel contadino navarro lungo e magro come una lucente aguglia: allungò la mano per presentarsi e ci sedemmo sul muretto attiguo alla garni dove alloggiava la squadra spagnola. Nane Pinarello era soddisfatto: prendendo quei due aveva fatto il colpaccio.

Quel mondiale 1987, a Villach, l'avrebbe vinto l'irlandese Stephen Roche. Ma quel "don Quijote" seduto accanto a noi avrebbe fatto vincere al costruttore trevigiano di bici - lo abbiamo appena detto - il Tour con Delgado. E poi avrebbe vinto, stavolta "in proprio", di tutto e di più. Più di tutti. E anche quando si affermò un nuovo e più grande asso, si scoprì che era marcio: Lance Armstrong, una sozza stella di cartone fradicia e puzzolente. Ci volle del tempo, ma ora giustizia è stata fatta: tolti al cowboy i 7 "vinti con l'epo", il record è tornato suo, di Miguelon: Miguel Larraja Indurain è il corridore che ha vinto più Tour de France consecutivi (5) in assoluto. Miguel Indurain ha vinto anche due Giri d'Italia in accoppiata con due Gran Boucle.

Corse fino al 1997, Miguelon, e smise giovane e non ancora reso patetico dalle sconfitte e dalle umiliazioni che i giovani sanno infliggere con l'incoscienza di chi non sa che un giorno toccherà a loro. Finì di correre a 33 anni. Forse, prima di suscitar sussurri e grida. Da signore, perchè nascere in campagna e fare l'allevatori di tori non è disdicevole, se si nasce non i crismi della signorilità. Sono passati vent'anni dall'ultima annata da professionista del Gran Navarro. Tredici ne ha inanellate, di annate: parte - piccola - in maglia Reynolds, e parte più ampia in maglia Banesto. Tutte agli ordini del signor Echavarri, tutte su bici Pinarello, la stessa che portò - il modello Espada sembrava un jet - al record dell'ora. Domenica compie vent'anni anche la Gran Fondo Pinarello, che infatti stavolta si chiama La Ventesima. Lui vent'anni fa era sceso di sella da qualche mese per dedicarsi ad azienda agricola e famiglia, mentre lei partiva, timidamente, con appena 1000 iscritti, in una giornata funestata da un mezzo uragano. Indurain torna dunaue a correre su una Pinarello, alla granfondo amatoriale, proprio domenica 10. Lo aveva già fatto in passato, ma stavolta torna anche per ricordare patron Nani, che non c'è più dal 4 settembre di due anni fa, e che gli ha voluto bene come a un figlio. "Miguel è serio, è uno che mantiene la
parola, uno raro nei tempi moderni", diceva il "vecchio" mentre tentava di farmi smettere di fumare e di farmi fare un po' di chilometri in bicicletta tutti i giorni per stare in forma.

Venti chili (in più) dopo, ma anche con 40 sigarette in meno al giorno, rimugino spesso sui suoi racconti, sulle quattro mele con cui si nutriva andando e tornando in auto alla Sanremo per veder vincere i suoi corridori. E su quel giorno alla Gasthof Moser di Maria Gail, scherzando sul nome della frazione (tradotto suona del tipo "Maria sporcacciona") e parlando del futuro di Don Quijote Miguel con Nani, naso fine, per i talenti ciclistici, sotto le mentite spoglie del Bertoldo in maglia nera. Avrebbe vinto anche un oro olimpico a cronometro, due argenti e un bronzo mondiali in linea nonchè un Iride a cronometro, quel magrone con gli occhi incassati e neri. Il suo tramonto sarebbe coinciso con la nascita di un talentaccio fantastico e maudit che rispondeva al nome di Marco Pantani. Ricordiamo in molti la faccia stupita e arrabbiata di Miguel, in quella Lienz-Merato in cui il Pirata lo castigò. Purtroppo per Marco, il Re castigato è ancora qui a raccontarla, mentre lui, il talento di Cesenatico, riposa sotto una cupola aperta al vertice, una cupola che pare un tornante infinito.

Ci si vede tutti, a salutare Indurain, alla partenza il 10 luglio di buon mattino. Un mito si aggira per la città.

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso