Il pellet era doc, non tossico assolti cinque imprenditori

«Dopo cinque anni è stata riconosciuta la dignità a un’azienda leader nel settore del pellet». Una frase pronunciata da Fabio Crea, uno dei legali delle ditte finite a processo per traffico illecito di rifiuti, pochi istanti dopo la lettura della sentenza. Una frase liberatoria, emblema dello stato d’animo degli imputati, accusati di aver prodotto pellet con scarti di lavorazione, non con legno naturale: alla sbarra erano finiti gli imprenditori Angelo Dal Tio, presidente del cda della ditta "La Ti Esse" di Cimadolmo e Bruno Vittorio Dal Tio, socio di “La Ti Esse” e responsabile dell'ambiente (entrambi difesi dagli avvocati Fabio Crea e Matteo Garbisi), Irma Conte, legale rappresentante della “Fornaci Grigolin Spa” (difesa dall'avvocato Pietro Barolo), Christian Grigolin, legale rappresentante della “Autorasporti Grigolin srl” (difeso dall'avvocato Franco Zambelli), e Roberto Fantinato, titolare della “Fantinato srl” (difeso dall'avvocato Emiliano Zancuoghi). Le accuse, dopo le indagine condotte dal Noe, il nucleo operativo ecologico dei carabinieri, erano pesantissime: «al fine di conseguire ingiusto profitto, con più operazioni e attraverso l’allestimento di mezzi e attività continuative e organizzate, gli imputati (esclusa Irma Conte, a processo per altre violazioni in materia ambientale) gestivano abusivamente ingenti quantità di rifiuti speciali non pericolosi. Rifiuti costituiti da scarti del legno trattato e vergine, anche misto a polverino di verniciatura, utilizzandone oltre 16 tonnellate per la produzione di elementi combustibili da destinare all’impiego in impianti termici». In altre parole gli imprenditori erano accusati di nascondere la reale provenienza dei rifiuti del legno: li avrebbero fatti apparire come provenienti dalla lavorazione del legno vergine e non da scarti di legno trattato, forse pericoloso per la salute. Legno che sarebbe finito nelle stufe di centinaia di casa.
Il processo è stato lunghissimo, cinque anni nel corso dei quali, udienza dopo udienza, è stato smontato completamente l’impianto accusatorio. I fatti risalgono al 2008: le denunce scattarono a seguito di alcuni controlli dei carabinieri del Noe nei confronti di autotrasportatori e di ditte impegnate nella conversione di scarti di lavorazione del legno a biocombustibile (pellet). Gli investigatori sequestrarono 2.700 tonnellate di materiale lavorato suscitando non poco allarme tra i consumatori. A quasi sei anni dai fatti, è arrivata la sentenza di assoluzione «perché il fatto non sussiste». Una vittoria per le difese, che avevano sempre negato ogni violazione: gli imputati avevano sempre sostenuto di aver agito secondo le direttive delle aziende produttrici dei materiali di scarto.
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