Il macchinista Luigino smonta dopo 40 anni «I vip, le scorte, le bombe Simmel, i maestri»

IL PERSONAGGIONegli anni ’90 accompagnò Giulio Andreotti da Calalzo a Treviso. «Ricordo la carrozza presidenziale, la scorta che arrivava sempre prima del treno in stazione, mi chiedo ancora in che...

IL PERSONAGGIO

Negli anni ’90 accompagnò Giulio Andreotti da Calalzo a Treviso. «Ricordo la carrozza presidenziale, la scorta che arrivava sempre prima del treno in stazione, mi chiedo ancora in che modo ci riuscisse». E poi le nottate in cui si caricavano le bombe alla Simmel di Castagnole, destinazione Treviso. «L'esplosivo veniva messo a centro treno, in testa e in coda c’erano carri scudo a protezione».

Poi c'è quel pensiero ricorrente che bussa ancora nei sogni: «Mai passare con il segnale rosso. E’ la bestia nera di tutti i macchinisti».

Ferro e rotaie, gli ultimi sbuffi di vapore, e ancora l'odore pungente del diesel. Un viaggio lungo quarant'anni, impossibile contarne i chilometri. «Sui binari scorre la vita, per me fare il macchinista è stata un'avventura appassionante» racconta Luigino Bilibio, 58 anni, di Quinto, dal 1980 al servizio delle Ferrovie dello Stato. A ferragosto , l’ ultimo viaggio prima di «dedicarsi alle vacanze permanenti», come definisce la pensione.

Un addio speciale, sulla Treviso-Vicenza e ritorno. Percorsa in perfetto orario. All'entrata del treno in stazione, l'abbraccio di amici e colleghi. La commozione degli anziani genitori, mamma Maria e papà Antonio, che più di ogni altra cosa desideravano vedere il figlio andare in pensione.

Poi riaffiorano altri ricordi Per Luigino guidare il treno non era sogno di bambino, ha decio per lui l destino. «Nel 1979 a Venezia ho fatto il primo concorso per macchinisti in prova , l'ho superato. All'epoca facevo il militare, sarei andato all'università, ma in famiglia eravamo in sette e solo mio padre lavorava, quando ottenni il posto alla ferrovia decisi di restarci» spiega.

Il 5 dicembre 1980, la lettera di assunzione. Il primo giorno alla stazione di Treviso resta indelebile. «Fui accolto da un capo deposito. Per prima cosa ci disse: ragazzi , non si passa mai con il rosso». Si accendono i motori, il fischio ordina la partenza.

Motrice ALN773. e rimorchio LN664 in moto. «Ho fatto il primo viaggio sulla Treviso-Montebelluna da macchinista come agente unico. Mi aspettavo sempre che qualcuno alle mie spalle arrivasse per darmi una mano:andai e tornai da solo. Che esperienza trasportare tanta gente». Tra l'umanità distratta delle stazioni, carica di gioie e malinconie, un passeggero gli è rimasto nel cuore. «Non conosco il suo nome, un giorno bussò alla porta e mi disse: buongiorno maestro. Così si dice in gergo ferroviario quando si parla tra macchinisti» ricorda. Quell'uomo anziano gli raccontò la sua storia. Durante la la Seconda Guerra Mondiale lavorava sulla Treviso-Ostiglia, oggi pista ciclopedonale. «All'epoca i treni deportavano anche gli ebrei nei campi di sterminio e questo vecchio collega mi confessò che, a dispetto di quello che gli poteva accadere se fosse stato scoperto dai tedeschi, scassinava i lucchetti e liberava passeggeri. Mi vengono ancora i brividi» continua Luigino.

Le vignette preparate per festeggiare il suo addio ripercorrono la lunga carriera. L'ultimo fotogramma è il suo arrivo in stazione il 15 agosto 2018 con la capotreno Rita Sportelli e il macchinista Dino Favretto, colleghi storici. «Una bellissima sorpresa ritrovare chi mi ha insegnato il mestiere e un giovane che ha fatto il primo viaggio con me» conclude Luigino. Ore 10.22 , è annunciato il regionale 5667. Luigino arriva a destinazione spaccando il minuto. Scattano gli applausi.

Valentina Calzavara

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