Il conto per il bandito ucciso durante la rapina

VICENZA. «Chi ha sbagliato, sia sparando, sia con parole esagerate, deve pagare». I parenti di Albano Cassol, il nomade di 41 anni morto a Ponte di Nanto, sono quanto mai decisi. La compagna Cristina, incinta, e suo padre Diego, da Fontanelle nel Trevigiano dove vivono in un campo, non alzano la voce ma le parole sono decise. Spiegano di «non sapere nulla del progetto di Albano e della rapina», di essere «amareggiati per la tragedia» e le modalità con cui è avvenuta (Albano aveva avuto un passato difficile, spiegano, ma ora stava lavorando regolarmente), di non «mangiare e dormire più», ma di «volere giustizia».

Nel concreto, in questi giorni vedranno un avvocato per concordare con lui le modalità per costituirsi parte civile nell’eventuale processo contro Graziano Stacchio, il benzinaio di Nanto, e chiedere quindi un risarcimento dei danni. Non solo: sono pronti a denunciare tutti coloro che, «come il sindaco di Albettone Joe Formaggio, abbiano usato nei confronti nostri o di Albano termini che istighino a delinquere», rimarcano. I parenti del morto sono in attesa di poter fissare la data dei funerali.
La prima occasione per i Cassol di avere un ruolo nelle inchieste aperte dalla procura di Vicenza sarà l’autopsia sul rapinatore, fissata per lunedì. Il pubblico ministero Cristina Gava ha incaricato il medico legale Vito Cirielli di compiere l’esame, mentre la difesa di Stacchio, con gli avv. Lino Roetta e Marco Dal Ben, ha nominato la dottoressa Silvia Tambuscio come consulente di parte. I Cassol avranno la possibilità di nominare un loro consulente.
La procura, come è noto, procede contro Stacchio, 65 anni, per eccesso colposo di legittima difesa, dopo che ha sparato la fucilata che avrebbe colpito Cassol ad una gamba. Il rapinatore era poi morto durante la fuga, martedì sera, schiantandosi contro un muretto con la Renault Laguna rubata che stava guidando. Il pm ha aperto una seconda inchiesta per la tentata rapina allo Store Zancan e per il tentato omicidio di Stacchio, oltre che per altri reati, a carico di ignoti. Sono i complici di Cassol, ancora da identificare.
Intanto, dopo gli inquirenti, anche Stacchio e i suoi difensori hanno compiuto un sopralluogo davanti alla gioielleria e al distributore di benzina, dove è avvenuta la sparatoria. I colpi esplosi dai malviventi sono evidenti. Stacchio si era riparato dietro la colonnina del carroponte; e si vede distintamente, sul cemento a pochi centimetri, un colpo di pistola, forse della Beretta 9x21 che i carabinieri hanno trovato a fianco del morto, dentro la vettura
. E ancora sul muro si notano le sventagliate di kalashnikov. Quello che è certo è che il benzinaio ha rischiato seriamente la vita, dopo aver sparato in aria per allontanare i rapinatori e farli desistere, pensando a Genny, la commessa della gioielleria chiusa da sola con un bandito all’interno del negozio, con gli altri che cercavano di mandare in frantumi le vetrate a mazzate.
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