Il caso Geriatria del Ca' Foncello di Treviso, il report degli ispettori: «Rapporti umani carenti e dimissioni non corrette»

TREVISO. Pulizia e disinfestazione? «Insoddisfacenti». «Nessun controllo e verifica» su pulizia e disinfestazione, e controlli carenti anche «sul servizio dei pasti». Dove? A Geriatria, ospedale Ca’ Foncello, anno 2017. Forse non ora: certo sino a pochi mesi fa, quando l’Usl 2 ha avviato ristrutturazioni e trasferimenti in altri spazi. Lo dice la relazione degli ispettori che le Regione Veneto ha inviato l’8 agosto nel reparto diretto dal dottor Massimo Calabrò (e pare ci fosse anche Zaia) dopo che il nostro giornale aveva sollevato il caso segnalando le gravissime denunce dei familiari di alcuni pazienti, su pulizia, igiene e comportamento del personale.
C’è l’uomo «messo sull’ambulanza senza alcun indumento addosso». C’è l’anziana «scomparsa dal reparto e ritrovata in giardino all’alba», perché «non voleva restare più nel reparto». C’è l’anziana caduta più volte, c’è quella «senza più alcuna dignità» come scrive indignato il marito, che denuncia «insofferenza del personale verso i pazienti e familiari» e «carenza assistenziale».
E chi invoca «una diversa formazione professionale e morale di medici e infermieri». Chi invece ha visto il padre morire, e trova la forza per denunciare «carenze assistenziali, carenze igieniche e professionali». E scrive, testuale: «Prima di rispondere ai doveri professionali, e fondamentale un requisito etico, che comprende anche l’accompagnamento alla morte con espressioni di umanità». Pur consapevole di cosa voglia dire lavorare con degenti «vicini al decesso», dei problemi di organico (ma la stessa Usl negli anni era intervenuta potenziando le risorse umane), di carichi di lavoro molto delicati sotto diversi punti di vista. E infine «negligenze», «diagnosi smentite da successivi esami», persino un caso di «resurrezione inattesa di paziente data per morta». E poi, e poi...
No, non sono affatto belle pagine, quelle dei tanti reclami presentati dai familiari all’Usl 9 fra 2015 e 2017. Tutti accuratamente raccolti dagli ispettori e allegati al dossier inviato in Procura a Treviso.
E certo stridono, in maniera quasi insostenibile, con il mito che vuole «Treviso modello della sanità». E certo macchiano il lavoro e l’immagine di chi al Ca’ Foncello, nella stessa Geriatria, fa il suo, e magari anche gli straordinari, per difendere la fama raggiunta dal nostro ospedale.
Certo fanno chiedere, quei reclami, alcuni struggenti, come sia stato possibile che la situazione sia proseguita fino a oggi. La stessa commissione rileva «come certi problemi fossero stati sollevati dalla stampa più volte». A ogni reclamo, va detto, l’azienda ha risposto, talvolta porgendo scuse, spesso chiarendo, talvolta anche intervenendo con richiami disciplinari e trasferimenti sul personale.
I problemi. La commissione degli ispettori, l’8 agosto scorso, ha affrontato anche il problema della relazione, il nodo della «carenza di un rapporto umano che valorizzi la persona assistita», di «relazioni non adeguate a favorire la comprensione dell’equilibrio tra caso clinico e impegno assistenziale», di «gestione della dimensione alimentare non adeguata in modo particolare con riferimento ai pazienti disfagici». E infine di «non adeguatezza della procedura di gestione della dimissione».
La nota agostana dell’Usl 2. Significativo che l’8 agosto – lo stesso giorno dell’ispezione, ma due giorni dopo il nostro articolo che sollevava il caso delle carenza in Geriatria – il direttore del Ca’ Foncello, Stefano Formentini, invii al primario Calabrò, al coordinatore di Geriatria e per conoscenza al direttore sanitario il richiamo ai documenti aziendali su «comunicazione agli assistiti su condizioni cliniche e trattamenti», ma anche il parer della Regione, allegato a una decreto, su etica della comunicazione in sanità».
Il responso della commissione. Sulla «non corretta gestione della comunicazione e rapporto con l’Utenza», gli ispettori della Regione rilevano che il problema si era già manifestato in passato. E suggeriscono una serie di azioni di miglioramento, per «un livello di umanizzazione sempre più elevato». La prima è l’aggiornamento della “Gestione della comunicazione agli assistiti sulle condizioni cliniche e trattamenti”, con un approfondimento multi-dimensionale, con lo sviluppo di un appropriato modello di comunicazione destinato all’Utente. Quindi, momenti di confronto in gruppi multiprofessionali, composti dai membri delle equipe assistenziali, in cui analizzare le segnalazioni che giungano a Urp, o numero verde o “sportelli di patient care satisfaction”. In questi momenti si devono definire azioni «finalizzate alla riduzione/risoluzione dei problemi evidenziati».
Il nuovo reparto. Non che l’Usl sia rimasta ferma, in questi mesi: lo stesso direttore generale Francesco Benazzi aveva ammesso i problemi strutturali, e aveva disposto l’avvio di lavori per 500 mila euro per ammodernare il reparto, con nuove stanze a 4 letti (addio a quelle da 6) con riqualificazione di bagni e pavimenti e nuovo sistema di condizionamento. L’inaugurazione a gennaio.
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