I morti sul Grappa per gioco «Videogame diseducativo»

«Deforma la storia». «Non istruttivo, la guerra non è un passatempo». Il videogioco di guerra Battlefield fa storcere il naso gli organi istituzionali che si occupano di custodire la memoria dei caduti della Grande guerra in Cima Grappa. Un video di lancio, rilasciato su Youtube, racconta in 30 lunghissimi minuti il dramma della terza battaglia del monte Grappa. O almeno, così parrebbe essere dato che il capitolo bellico riportato nel game dal titolo “Avanti Savoia” vede un soldato italiano e il suo battaglione protagonisti di un’offensiva tra le valli del Massiccio. Il video prosegue raccontando la storia di due fratelli gemelli arruolati nel corpo degli arditi, impegnati ad assaltare le postazioni austriache nello scenario del ’15-’18. Il protagonista, un certo Luca Vincenzo Cocchiola, perde di vista il fratello, Matteo, durante l’ardore della battaglia in cui per mezz’ora vengono massacrati i nemici come solo le modalità “sparatutto” sanno rendere ai gamer. Forse, l’unica verità storica in quei trenta minuti di trailer sono i luoghi perfettamente ricostruiti e l’equipaggiamento del protagonista: corazze Farina, fucile Carcano e la mitragliatrice Villar Perosa, anche se di dubbia dotazione ai coraggiosi alpini che arginarono l’impeto della Strafexpedition.
Le reazioni
A esprimere scetticismo sono la sindaca di Pieve del Grappa Annalisa Rampin, il sindaco di San Zenone Fabio Marin e il presidente della Sezione Alpini di Crespano, Pietro Torresan. Per le penne nere il commento è lapidario: «La memoria si coltiva portando i giovani nei luoghi del massacro e del sacrificio. Noi, con lo storico Lorenzo Capovilla organizziamo ogni anno escursioni in loco per vedere dal vivo i luoghi della Grande Guerra. Questo videogioco, e la modalità con cui rappresenta la battaglia, rischia di deviare l’immagine che i ragazzi hanno di questo capitolo di storia italiana». Il sindaco di San Zenone incalza: «Credo che non sia istruttivo giocare sulla memoria di chi ha davvero combattuto sui nostri monti. La guerra non è un gioco, sebbene ci siano tantissimi videogame che simulano guerre o quant’altro, non credo sia la maniera più adatta per insegnare ai giovani cosa è stata la guerra in Grappa. In questo mese sto partecipando alle feste annuali degli Alpini. Lo spirito degli Alpini, il ricordo di una guerra, i racconti tramandati, il cappello che ancora in moltissime case dei nostri paesi è presente: da questo bisogna partire per ricordare la guerra in Grappa. Non dal renderlo un videogioco, non è un cortometraggio e nemmeno un racconto, che seppur fatto bene, rimane il simulare per svago il sangue dei nostri soldati caduti sul Monte Sacro». Chiude Annalisa Rampin, sindaco di Pieve del Grappa: «Tutti i giochi violenti mi fanno paura in mano a ragazzi giovani. I genitori devono saper accompagnare i ragazzi all’interno di queste parentesi di svago quali i videogiochi. Per noi il Monte Grappa è qualcosa di sacro che portiamo dentro nel cuore e vedere queste ricostruzioni ci lascia perplessi. Ma al di là di qualsiasi polemica, deve restare l’impegno trasversale che ognuno di noi ha nel tramandare ai propri figli il senso della memoria. Sul Grappa non c’erano personaggi inventati, ma trascorsi di vita realmente esistita. La vita di giovani ragazzi che non sono più tornati a casa dai loro affetti». —
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