Don Noè colto da malore dopo l’omelia

di Francesco Dal Mas
SANTA LUCIA
Don Noè Tamai, 83 anni il prossimo 10 novembre, lo storico prete degli emigranti trevisani in Sud America, ha avuto un malore durante la celebrazione della messa delle 10.30, in chiesa a Santa Lucia di Piave, ed è stato ricoverato in ospedale a Conegliano. Dopo alcune ore di osservazione è stato mandato a casa. Paura, ieri mattina, nel corso della celebrazione eucaristica della festa della Trinità nel santuario dedicato al beato fra’ Claudio. Don Noè, già parroco di Sarano, da 8 anni in quiescenza, e collaboratore del parroco, si è sentito male dopo aver tenuto un’appassionata omelia. Al momento della consacrazione, il passaggio centrale del rito, don Tamai si è sentito male. Era in piedi, è riuscito in qualche modo a sedersi e ha allungato le gambe. Numerosi i fedeli che seguivano il rito nell’artistico duomo. Una forte preoccupazione ha attraversato l’assemblea liturgica e sull’altare si sono portati alcuni collaboratori che hanno chiamato il 118. Dall’ospedale di Conegliano è subito arrivata un’autoambulanza il cui personale ha soccorso il malcapitato sacerdote. Ai momenti di panico, in chiesa, è seguita l’iniziativa di un ministro dell’eucarestia, un laico, che ha distribuito la comunione, con grande concorso di fedeli. Il rito ha conservato tutto il suo valore sacramentale. Al pronto soccorso dell’ospedale è stata riscontrata a don Tamai una condizione di disidratazione. Il celebrante, prima della celebrazione, non aveva bevuto a sufficienza e nonostante la mattinata non risultasse particolarmente calda, si è trovato a disagio. Nell’omelia dedicata alla Trinità, infatti, ci aveva messo tutto il suo impegno. Don Noè vive alla casa di riposo Papa Luciani, dove si è ritirato dopo essere stato parroco di Sarano e, prima ancora, di Zoppè di San Vendemiano. Don Noè si scambia con don Paolo Cester, l’attuale parroco delle due comunità, nel servizio liturgico. Ieri mattina toccava a lui celebrare nella chiesa che profuma del beato fra Claudio. Imbarazzo al momento dell’incidente perché nel santuario non ci si rendeva conto di cosa poteva essere accaduto al celebrante e molti hanno temuto il peggio. Le prime assicurazioni che non si era verificato nulla di grave le hanno date gli addetti al servizio sanitario. Per questo si è proceduto con la somministrazione dell’eucarestia.
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