Disabile dopo la nascita all'ospedale di Treviso: negato il risarcimento

TREVISO. Andrea soffre di un male incurabile. Non è un tumore, ma una disabilità che ne compromette drasticamente movimenti e socialità. Quel male lo accompagna dal giorno della nascita e non è stato causato dal caso o da un errore nel codice genetico. Andrea è disabile perchè negli ultimi giorni prima che venisse al mondo i medici non si accorsero di quanto stava accadendo nell’utero della madre, ricoverata al Ca’ Foncello. Un nodo al cordone ombelicale che ha tolto per giorni ossigeno al feto. Ad accertarlo una perizia disposta dal tribunale di Treviso che nel 2011, dopo otto anni di causa, ha condannato l’azienda sanitaria a risarcire madre e figlio per il danno irreversibile: oltre 2 milioni di euro. Giustizia è fatta, verrebbe da dire. E invece no. Perchè da allora ad oggi quella stessa giustizia si è fatta beffarda nei fatti e cinica nei modi. L’errore che ha trasformato un bambino sano in un disabile è diventato terreno di uno scaricabarile contabile nelle aule di tribunale; una sfida a scansarsi che oggi, quando Andrea ha 23 anni, ha permesso che nessuno risarcisse il male permanente che gli è stato causato.
Non parliamo di condanne penali ma di soldi, quei sacrosanti soldi che forse non bastano nemmeno a pareggiare davvero la privazione di un futuro comune a quello di tanti altri bambini, futuri ragazzi e uomini. Andrea «non avrà mai una capacità produttiva» ha scritto sette anni fa il tribunale di Treviso, «non potrà lavorare e la sua quotidianità, lo svago e le relazioni sono gravemente inficiate».
In altre parole disabilità al 90-95%, che vuol dire una vita stravolta anche per tutta la sua famiglia che dal 1994, anno in cui Andrea venne al mondo, per otto anni ha pensato e cercato di trovare una cura prima di decidere di risolversi al tribunale e chiedere che i responsabili si facessero capo dei loro errori, e le assicurazioni facessero quello per cui vengono lautamente pagate, proprio per far fronte a determinate evenienze, a garanzia della collettività.
Quindici anni di avvocati per sentirsi dire, poche settimane fa, che nessuno avrebbe risarcito. Così ha voluto la legge, così hanno decretato Appello e Cassazione stravolgendo la sentenza del tribunale di Treviso non nel merito delle responsabilità, si veda bene, ma nella individuazione di chi avrebbe dovuto pagare.
Andrea nacque, come detto, nel 1994. Due anni prima la vecchia Usl 10 era stata cancellata da una riforma sanitaria che aveva fatto nascere la Usl 9. Il parto avviene a Treviso in primavera, sotto controllo e responsabilità della nuova azienda. Quando nel 2002 la famiglia di Andrea decide di rivolgersi al tribunale per chiedere giustizia lo fa contro l’Usl9 che si oppone alla causa chiamando a sostegno anche le sue assicurazioni. Per la famiglia di Andrea, che nel frattempo si è trasferita nel centro Italia, è tutto chiaro, in primis su chi pendano le responsabilità accertate durante gli otto anni di causa da una perizia tecnica disposta dal tribunale e firmata dal professor Montisci.
La sentenza del tribunale di Treviso è lapidaria: la colpa c’è, non c’è prescrizione, il danno è gravissimo va risarcito dall’Usl9.
Andrea all’epoca ha 17 anni. La sua famiglia è soprattutto sua madre che anno dopo anno, tra mille fatiche, lo ha amato sfidando la sua disabilità con cuore e coraggio, cercando di non privarlo di nulla. Racconta il suo rapporto speciale con Andrea su Facebook, dove posta foto della loro quotidianità. Loro gioiscono immaginando come potranno finalmente sostenere cure e assistenza. Ma nessuno paga perchè l’Usl 9 ricorre in Appello contestando debba essere lei – e le sue assicurazioni – a pagare. Lo fa appellandosi ad una norma del 1995, con la quale lo Stato cercando di mettere ordine nei conti ha detto – sostanzialmente – che il 31 dicembre del 1994 avrebbe fatto da confine: tutte i debiti delle aziende sanitarie registrati entro quella data andavano imputati alle vecchie Asl (quelle chiuse due anni prima), gli altri alle nuove aziende.«Se qualcuno deve pagare, è l’Asl 10» dicono i legali del Ca’ Foncello.
L’Appello dà ragione all’azienda sanitaria cassando il tribunale di Treviso che pur aveva ben presente la legge del ’95, ma aveva decretato che non potesse essere applicabile nel caso di Andrea. «Il termine del 31 dicembre 1994», aveva scritto il giudice, «vale per l’accertamento e la definizione dei debiti delle soppresse Asl» e comunque non per fatti «avvenuti e poi divenuti controversi sotto la vigenza delle nuove Asl». Ovvero: un conto sono i bilanci, un conto i fatti avvenuto dal 1992 al 1994. La famiglia nel 2014 ricorre in Cassazione dove la sentenza viene letta dopo tre anni di dibattiti, e non senza imbarazzi, nel dicembre scorso: ricorso respinto. Il risarcimento? Sfumato. La colpa sancita dal Tribunale di Treviso? Congelata.
Per la famiglia di Andrea un colpo durissimo e soprattutto un’infinità di dubbi. Combattere ancora? E contro chi? L’Usl10... oggi che perfino l’Usl9 è stata soppressa dall’Usl2? E dopo una causa durata 15 anni?
Andrea nelle foto sorride, ed è quello che conta. Ma è in situazioni come queste che forse la legge si vergogna di se stessa.
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