L’alpino all’estero: «I nostri valori? Il noi al posto dell’io»

Graziano Cancian, 67 anni, è alla guida della sezione Danubiana. Ex manager della Benetton, oggi vive tra Treviso e Sibiu in Transilvania e parteciperà all’adunata del Triveneto nel fine settimana del 14 e 15 giugno a Conegliano

Elena Grassi
Graziano Cancian, presidente della sezione Danubiana degli Alpini
Graziano Cancian, presidente della sezione Danubiana degli Alpini

Graziano Cancian, 67 anni, è il presidente della sezione Danubiana degli Alpini, che comprende Romania, Bulgaria e Ungheria, e attualmente è l’unico trevigiano a capo di una sezione estera delle Penne nere. Ex manager della Benetton, oggi in “attiva” pensione (come lui la definisce), Cancian vive tra Treviso e Sibiu in Transilvania, e parteciperà nel suo nuovo ruolo all’adunata del Triveneto, in programma nel weekend del 14 e 15 giugno a Conegliano.

Quanti sono gli Alpini della Sezione Danubiana?

«Sono una cinquantina gli Alpini cittadini italiani e residenti in Romania, Bulgaria e Ungheria, di cui la maggior parte veneti, figli della delocalizzazione industriale avvenuta tra il 1995 e il 2000 nell’Est Europa, come me, che sono stato manager della Benetton per dieci anni in Romania, tre in Ungheria e tre in Moldavia. La sezione però si allarga se includiamo anche i cosiddetti aggregati e gli amici degli Alpini, raggiungendo il centinaio di persone».

Qual è il ruolo del presidente?

«Tenere i contatti con l’ambasciatore e l’addetto militare italiano nei tre Stati della Sezione Danubiana, e portare avanti, con la nostra presenza, i valori degli Alpini, che sono riassumibili in due parole: il noi invece dell’io e la pace invece che la guerra. Siamo un’associazione di ex combattenti che hanno avuto la fortuna di non combattere e che ora, anche nella mia Sezione, si dedica ad attività benefiche. Attraverso cene ed eventi sosteniamo la comunità di Don Orione a Bucarest e la Casa di Pollicino nel sud della Romania».

Come mai si è votato alla causa alpina?

«Perché sono stato Alpino in servizio militare ma non ho mai avuto tempo di seguirne le attività fino alla pensione, quando mi sono chiesto come sarei potuto essere di aiuto alla società. Allora ho recuperato i rapporti con gli Alpini iscrivendomi al gruppo di Bucarest due anni fa e mettendomi a disposizione. Anche se gli altri membri della sezione sono tutti settantenni, ancora dirigono aziende e non hanno molto tempo per viaggiare come me, che oltre a visite costanti in Ungheria e Bulgaria sono spesso in Italia per rappresentare la Danubiana ai raduni nazionali come quello appena stato a Biella e poi a Genova, in attesa del Raduno Triveneto a Gemona nel 2026 e a Treviso nel 2027».

Quali sono i suoi obiettivi?

«Cercare di tenere viva l’associazione, che ha raddoppiato il numero degli iscritti da quando sono in carica, ed è stata da me rappresentata negli appuntamenti più importanti delle ambasciate italiane, dalle commemorazioni del 4 novembre alla festa del 2 giugno. È necessario che la cultura alpina e l’italianità siano portate avanti anche da chi ci sarà dopo di noi, quindi studierò un modo per coltivare nuove leve, che seppur non abbiano fatto il militare come alpini, possano costituirne un nuovo futuro».

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