Dieci anni di Massadores, arriva il concerto evento

Sabato sera a villa Emo di Fanzolo l'appuntamento celebrativo, attesi migliaia di fan

VEDELAGO. Ne hanno fatta di strada in questi dieci anni, se non altro per raggiungere le folle oceaniche che riempiono piazze e palasport, ma anche rifugi montani, case di riposo, litorali jesolani, .... per ridere un po’ di se stesse ritrovandosi nelle parodie di un Veneto in bilico tra tradizione e presente con uno sguardo al futuro. Oggi i Los Massadores compiono dieci anni, dieci anni di un fenomeno che, partito dalle esibizioni per i matrimoni, è ora «la risposta veneta ai Beatles. E la risposta è no». Così dicono di sè. Chi li segue li vede come gli interpreti dell’orgoglio veneto. «No», si affrettano a dire, «Non tiriamo in ballo la politica. Non saliamo su nessun carro». Non sul Carroccio leghista, che è stato tra i primi a invitarli a una sua festa sentendosi rispondere un deciso “no”. Stessa ritornello educato ma secco, cantato qualche anno dopo anche al Pd. «La politica intesa come partito è altro», precisano i norcini del rock in salsa veneta.

La nascita

Il primo evento ufficiale, rigorosamente live, targato Los Massadores, data sabato 2 agosto 2008 all’Avalon Pub di Riese. Il nome è un omaggio alla cultura veneta del maiale, «di cui non si butta via nulla», condita da un’ intrigante atmosfera spagnoleggiante. Partono in sette, fanno comparsate a matrimoni e festicciole. Ma il vero lancio avviene l’anno successivo con il concerto per Vallà. La frazione riesina il 6 giugno 2009 è stata devastata da una tromba d’aria. Ai Los viene chiesto di partecipare all’evento che raccoglie fondi per la ricostruzione. Nasce Joani, una trasposizione rivista e corretta della canzone “Domani”, scritta dagli Artisti riuniti per aiutare i terremotati d’Abruzzo. «L’abbiamo composta in quattro e quattr’otto», racconta Matteo Guidolin, il cantante della band. Il testo in dialetto descrive bene sì il dramma, ma anche il rimboccarsi le maniche, la solidarietà, la forza di reagire della gente veneta. Ed è un incredibile successo: migliaia di visualizzazioni su Youtube. Scoppia il fenomeno. Sette album originali (l’ultimo, appena pubblicato, “Fata anche questa”), uno di cover, la sigla finale del film “Leoni” di Pietro Parolin, cantata con Neri Marcorè. Concerti in tutto il Triveneto, davanti a 1500 persone a volta, anche di più.



Il segreto dietro le quinte

Perché tanto seguito? Risponde il sindaco della band, Matteo Guidolin: «Fondamentalmente regaliamo alla gente la possibilità di staccare per un paio d’ore la spina. Ma non c’è solo divertimento nei nostri concerti. Certo ridiamo di noi veneti, delle nostre abitudini, delle nostre debolezze. La gente si riconosce nelle nostre parole». Ma non è un riso fine a se stesso. Questi cantori del Veneto, che nel frattempo sono diventati nove e allo zoccolo duro riesino si sono aggiunti anche degli “stranieri” provenienti da Castelfranco, Vedelago, Villorba e Dosson, descrivono anche i mali del Nordest: i capannoni, la nuova scheiline veneta; la necessità di fermarsi a riflettere rallentando i ritmi frenetici del produrre; la voglia di ritrovare quelle radici rinnegate e ora reclamate. Il fenomeno Los è stato pure studiato da un’antropologa e un geografo sociale dell’Università di Padova.

La grande festa

E stasera è tempo di guardarsi indietro - e anche avanti - e far festa con un concerto evento per dieci anni di canzoni e ironia. Appuntamento alle 21 in villa Emo a Fanzolo di Vedelago, «patrimonio mondiale dell’Umanità, come noi», chiudono i Los. Biglietto 7 euro, gratis under 14.—
 

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