Dai biplano allo spazio: ecco l'aereo di Samantha

Domenica dalle 10 alle 12 grandi e piccini potranno vedere dal vivo a Nervesa, il biplano giallo su cui ha volato come passeggera l’astronauta Samantha Cristoforetti
Samantha Cristoforetti e il biplano
Samantha Cristoforetti e il biplano

NERVESA. Domenica dalle 10 alle 12 grandi e piccini potranno vedere dal vivo a Nervesa, nel campo di volo della fondazione “Jonathan Collection”, il biplano giallo su cui ha volato come passeggera l’astronauta Samantha Cristoforetti nell’estate del 2009.

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«In quel periodo stava già facendo l’addestramento per diventare astronauta» racconta il presidente della fondazione Giancarlo Zanardo che nell’occasione l’ha portata a fare un sorvolo tra il Montello, il Piave ed il castello di San Salvatore sullo storico veicolo. Cristoforetti era andata in visita al campo da volo su invito di Fausto Bernardini, suo ufficiale addestratore, quando era di stanza ad Istrana e membro del sodalizio capitanato da Zanardo.

Samantha Cristoforetti
Samantha Cristoforetti

«Quel volo le è molto piaciuto» conclude il presidente della “Jonathan Collection”. Alle 10 i bambini dai 4 ai 10 anni potranno cimentarsi nella costruzione di modellini di aerei mentre per i più piccoli sarà attivo uno spazio morbido. Alle 10.30 Zanardo racconterà la storia del velivolo. Alle 11 si terrà una lettura animata e alle 11.30 il biplano decollerà. La manifestazione, è organizzata assieme a “Fagiolo Verde”, “Kingarden. L’Albero Verde”, “Cte Montello”, “Nordich Walking Nervesa” e a “Le giovani Marmotte”. Il biplano giallo è un Tiger Moth del 1941 usato per l’addestramento dei piloti della Raf, l’aviazione britannica. Nel 1959 venne acquistato da l’aereo club di Vicenza e registrato come “I- Gatto” dove “I” sta per “Italia” e “gatto” è un autoironico riferimento ai “vicentini magna gatti”. L’aereo venne poi comprato da Zanardo nel 1976 che iniziò così la sua avventura nell’aviazione d’epoca che lo ha portato a ricostruire molte copie esatte di mezzi storici in grado di volare, ora donati alla “Jonathan Collection”.

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