«Cosmo, 800 mila tonnellate di miscele irregolari in due anni»

Le carte dell’inchiesta che ha portato al sequestro a Paese. Nel mirino anche la bonifica a Trieste
frigo agenzia fotofilm padernello cava campagnol via vecellio
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PAESE. I due maxi cumuli di materiale inquinato da amianto sequestrati a Noale e a Paese sono solo una parte della maxi inchiesta sulla Cosmo Ambiente. Lo dicono le carte dell’indagine della Procura di Venezia. Un’indagine fatta dalla Forestale, che ha passato al setaccio decine e decine di documenti, bolle di carico e scarico, verbali di trattamento redatti dalla Cosmo all’interno dello stabilimento di Noale dove, secondo la Procura, in due anni sono state prodotte irregolarmente oltre 800 mila tonnellate di miscele di rifiuti, alcune destinate all’A4..

Rifiuti, irregolarità sistematiche Le carte della Regione su Paese

Le accuse Le indagini hanno riguardato un arco di quattro anni, evidenziando almeno sette tipologie di irregolarità, tutte riconducibili alla violazione dei regolamenti e delle disposizioni sul trattamento dei rifiuti, compresi quelli inquinati. La Procura contesta «la miscelazione di diverse frazioni di materiale» fatta per abbassare i livelli inquinanti (procedura vietata); la «mancanza di analisi sui prodotti destinati a entrare in contatto col terreno»; in più il mancato rispetto delle disposizioni sulla «resistenza fisico-meccanica» dei prodotti ottenuti dopo il trattamento. Rilievi che la Procura ha fatto ricostruendo il tragitto di tantissimi tir carichi di rifiuti arrivati all’impianto di Noale, e da lì usciti con destinazioni diverse e materiali “trattati” al seguito. É quando accaduto nel caso dei materiali depositati dalla Cosmo nella cava Campagnole (200 mila tonnellate in cui è stato rinvenuto piombo, selenio, rame, nichel, amianto); delle 80 mila stivate a Noale (amianto); dei cumuli di conglomerato depositato ad Albignasegno per liberalizzare la bretella A4-A13, sequestrato e poi tombato lì dove oggi corre l’autostrada. Ma anche del materiale proveniente da Trieste.

La bonifica al porto «Fra dicembre 2014 e marzo 2015» si legge nel provvedimento con cui il gip Luca Marini ha accolto la richiesta di sequestro della Procura, Cosmo «ha introitato nell’impianto 1.200 tonnellate di rifiuti provenienti dal cantiere di via Altoforni a Trieste», quello per la bonifica dell’area vicino al porto e la creazione della nuova maxi piattaforma logistica, appalto (oltre 130 milioni) che vede Cosmo affiancarsi a colossi come Icop, Parisi Casa di Spedizioni Spa, Interporto Bologna Spa. Questi rifiuti contenenti piombo, sono stati «sottoposti a vagliatura in promiscuità» e con questi altri «diluiti», abbassando così il livello di inquinamento secondo una modalità vietata. Ma non solo. Da marzo a novembre del 2015, sempre per i lavori dell’interporto, Cosmo ha lavorato «altre 6300 tonnellate di rifiuti contaminati, effettuando sola vagliatura, senza eseguire interventi idonei a incidere sulle concentrazioni di inquinati e ottenendo vari lotti di prodotto stabilizzato» che sarebbe stato probabilmente destinato poi ad altri usi.

le irregolarità  Alla fine di tutte le obiezioni sollevate dagli investigatori evidenziando altrettante irregolarità operative da parte della Cosmo, la Procura fa un conto pesantissimo della quantità di materiale irregolarmente gestito e dalla società di Noale, e solo in parte intercettato dai sequestri operati dalla Forestale nel 2015 e un mese fa: «Attraverso le esposte modalità operative» recita il provvedimento del gip, «venivano in particolare realizzate nel solo anno 2014 582.788 tonnellate di miscele stabilizzate, e solo nel 2015 altre 252 mila tonnellate». Le «esposte modalità operative» sono quelle ritenute irregolari. Ed è molto più di una montagna di materiale inquinato. —

Federico de Wolanski

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