Rifiuti, irregolarità sistematiche Le carte della Regione su Paese

Il documento del 2016 di Venezia è un preciso atto d’accusa contro la società Cosmo

paese. Non sono stati ritrovati per caso frammenti di amianto nei terreni depositati dalla Cosmo di Noale all’interno della cava Campagnole di Paese e nello suo stesso impianto veneziano della Cosmo. A dirlo, oltre alle ipotesi dell’inchiesta che ha portato la procura di Venezia a sequestrare 280 mila tonnellate di materiale inquinato nelle aree di pertinenze dell’impresa, sono le carte della Regione Veneto.

L’ACCUSA DEGLI UFFICI

Due anni fa, sulla scorta delle irregolarità già palesate dalla Procura alla Regione, il direttore dell’area tutela del territorio Alessandro Benassi emanò un decreto all’indirizzo di Cosmo. Il provvedimento metteva nuovi, più chiari e stretti paletti all’attività di trattamento rifiuti della ditta di Noale, ma metteva nero su bianco un’accusa nettissima, pur nascosta tra le 25 pagine di provvedimento. L’oggetto è l’enorme cumulo di materiale contenente amianto già sequestrato, quello che la ditta riferisce essere «derivante da demolizioni di manufatti non contenenti amianto», quindi estraneo a sue responsabilità. Il dirigente smentisce: «il rinvenimento di amianto nei materiali pur ritenuto dalla Ditta riferibile ad episodi di mera occasionalità, fa emergere carenze nelle modalità gestionali circa l’omologa dei rifiuti, le verifiche dei carichi e la trattabilità dei rifiuti medesimi». Tanto basterebbe, ma poche righe sotto l’accusa si fa più netta: «il rinvenimento di frammenti di amianto nei materiali in uscita dall'installazione sia da ricondursi a criticità gestionali sistematiche, visto anche un rilevante numero di carichi non conformi per presenza di amianto, circostanza che fa ritenere detta presenza non episodica». C’è una colpa, e la Regione la evidenzia scorrendo il numero di carichi di materiale trattato dalla Cosmo.

LA STRETTA

Il decreto porta la data del 15 dicembre 2016. Cinque mesi prima la Procura aveva inviato alla Regione copia delle analisi effettuate da Arpav su un’altra parte dell’immenso cumulo di materiale stoccato alla cava Campagnole e sul quale erano state trovate le tracce di amianto che settimane prima avevano fatto scattare il sequestro. È forse sulla scorta di queste comunicazioni che la Regione decide, con lo stesso provvedimento che accusava le «criticità gestionali sistematiche» della Cosmo, di imporre alla ditta un rigoroso vademecum sulla gestione dei rifiuti, come se non l’avesse fatto anni prima quando autorizzò l’impianto. Tra le disposizioni, dà una serie di prescrizioni proprio sul “Recupero di rifiuti per produzione di conglomerati bituminosi”, ovvero il materiale che era depositato in cava Campagnole e a Noale, e che era indirizzato al sottofondo stradale dell’A4 per stessa ammissione della ditta Canzian, titolare dell’area. Cosa dice? Che se inquinato, il materiale deve essere analizzato prima e dopo il trattamento per dimostrare l’avvenuta bonifica, che tutto i materiale contenente amianto deve essere solo avviato allo smaltimento e non riutilizzato, e che non è ammessa la miscelazione per diluire gli inquinanti. Guarda caso sono tre delle contestazioni che la Procura ha fatto alla Cosmo nell’indagine che ha portato al sequestro delle 280 mila tonnellate di materiale prodotto dall’impianto, solo due settimane fa. Ma paletti a parte, che altro ha fatto la Regione? Ha continuato a diffidare la società chiedendole di rimuovere il materiale depositato in cava senza alcuna autorizzazione. E non parliamo di sacchetti, ma di montagne di materiale lì da anni (già nel 2012 Cosmo usava la Campagnole come deposito ignorando le diffide). Nessun’altra azione da parte della Regione che a quanto trapela dagli atti, oltre a sapere dell’inquinamento da rame, selenio, nichel, piombo e amianto, sapeva pure che «non era occasionale».

AUTOSTRADE

La Regione aspettava che Cosmo si arrangiasse a traslocare la materia del contendere (all’epoca sequestrato solo in minima parte, 5000 tonnellate). Peccato però che a quanto trapela, Cosmo non potesse farlo. Pare infatti che Autostrade, destinataria del materiale della Campagnole che avrebbe fatto da sottofondo alla terza corsia in A4, a inizio 2016 avesse scritto alla società di Noale chiedendo di certificare la bontà ambientale del materiale che avrebbe depositato nel cantiere di Noventa. Autostrade si era infatti appena “scottata” con Cosmo, che aveva scaricato ad Albignasego materiale per realizzare il sottofondo stradale del raccordo A4-A13 scoperto inquinato da amianto. Di qui l’impossibilità della Cosmo di rispondere alla richiesta della società autostradale, visto che i carabinieri forestali avevano già valutato l’inquinamento della massa di detriti depositata alla Campagnole. —

Federico de Wolanski



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