Contratti di convivenza i trevigiani sono già in fila

«E se muoio a chi vanno i miei beni?» è la domanda più comune. Come tanti, se lo sta chiedendo anche Katia, 40 anni, da sedici anni insieme a Paolo. «Vorrei poter avere una garanzia che i miei beni, nel caso venissi a mancare, vadano alla persona che amo e che ho scelto per la vita» ammette. Un desiderio che hanno anche Anna e Luca, loro di figli ne hanno due e convivono da una decina d’anni. «A noi il matrimonio non interessa, ci va bene vivere così. Insieme ma senza una promessa davanti a un sacerdote» spiega Anna.
Patti chiari e da lunedì anche “validi” per disciplinare la convivenza tra coppie etero e omosessuali, anche se l’amore dovesse finire. Da domani infatti gli studi notarili della Marca, come nel resto d’Italia, lanciano i “contratti di convivenza”. Formule predisposte dal notariato secondo norme di legge grazie alle quali le famiglie di fatto possono stabilire tempi e modalità per gestire il proprio patrimonio, e quindi beni ed eredità.
L’iniziativa, presentata ieri con un open day informativo al museo Santa Caterina, è stata rivolta proprio alle famiglie trevigiane che sono legate stabilmente con una persona al di fuori del matrimonio. Un tema che ha visto protagoniste le coppie del capoluogo, molte delle quali con figli. Denaro e salute, i temi più sentiti, dai conviventi presenti. Tra i quesiti che vanno per la maggiore, quelli riguardanti la gestione del proprio patrimonio.
«Ci stiamo interessando ai contratti di convivenza più che altro per tutelare i nostri bambini. In particolare per mettere al sicuro l’aspetto ereditario della nostra unione e l’aspetto dell’affidamento dei figli nel caso di morte di noi genitori». Nelle loro stesse condizioni si trovano anche molte coppie omosessuali che si affidano alla legge per risolvere, o meglio prevenire, delicate situazioni familiari. Emblematico quanto successo a Renato, 35enne di Treviso: «Ero in viaggio con il mio compagno che ha avuto un grave problema di salute ed è stato ricoverato. Non essendo in buoni rapporti con i suoi genitori e non essendo il primario tenuto a informarmi sulle sue condizioni di salute, ho vissuto la sua convalescenza come un incubo». Da questo episodio, vissuto in prima persona, Renato e il partner stanno ora seriamente pensando di stipulare un contratto di convivenza davanti al notaio. «Vogliamo tutelarci nel caso di future malattie. Ora che sappiamo della possibilità di poter prevedere per iscritto la nomina di un amministratore di sostegno per la gestione dell’assistenza sanitaria ci attiveremo per avere questa garanzia».
Come Katia, Paolo, Anna, Renato sono centinaia le coppie di fatto nella Marca, che probabilmente si attiveranno per ottenere un contratto di convivenza fatto su misura per loro, prevede il notaio Alberto Sartorio: «Questo contratto affronta tutta una serie di problematiche relativi agli aspetti patrimoniali e rappresenta una risposta al numero crescente di convivenze».
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