«Chiarezza su villa Emo, no ai toni minacciosi»

Il comitato: «All’incontro con il direttore confuse richieste di risarcimento danni». Dalla banca nessun commento
Agostini Vedelago presentazione comitato NO VEND-EMO Fiorenza Morao
Agostini Vedelago presentazione comitato NO VEND-EMO Fiorenza Morao

vedelago. Cresce la tensione tra il comitato “No Vend-Emo”, nato per indurre un ripensamento nella scelta di alienare la palladiana villa di Fanzolo «in modo frazionato e a un prezzo troppo basso» e il Credito Trevigiano che della villa è proprietario. Ad oggi il prezzo circolato per la vendita a un investitore francese, esclusa la fattoria sede degli uffici della banca, è pari a 15 milioni di euro. «Valore che non è mai stato smentito», rimarcano dal comitato, i cui membri avevano inviato a inizio aprile una lettera al cda della banca richiedendo copia di alcuni documenti riguardanti la vendita. «I documenti ci sono stati negati in base ad alcuni non specificati articoli del codice civile», comunica Fiorenza Morao, portavoce del comitato.

Venerdì si è tenuto un incontro che avrebbe dovuto essere chiarificatore, ma che ha invece acceso la conflittualità, tra il direttore generale del Credito Claudio Giacon e il suo avvocato Fabio Longhi da una parte e i membri del comitato dall’altra. Nell’occasione – secondo il comitato – «il direttore ha attaccato duramente il comitato e in particolare la portavoce Morao, precisando che, non essendo socia, non aveva alcun titolo per rivolgersi all'Unesco per chiedere informazioni riguardo a un bene privato (villa Emo ndr) paventando una non ben specificata richiesta di risarcimento danni».

È quanto riportato dallo stesso comitato in una nota diffusa ieri. Va ricordato che il comitato aveva scritto al comitato del World Heritage per segnalare l’avvio dell’operazione di vendita scorporando una parte della villa, modalità che potrebbe comportare, secondo il comitato, il venire meno dell’unitarietà del compendio e l’inserimento della villa nella lista dei beni dell’Unesco.

«Si è deciso di affidare la segreteria (del comitato ndr)a Fiorenza Morao in quanto persona fidata e di lunga esperienza che, pur non essendo direttamente socia, presenta una lunga tradizione familiare di soci fra i quali spicca lo zio Riccardo Morao, direttore della cassa Rurale e Artigiana di Vedelago per oltre 30 anni», è la prima precisazione del comitato. Che in merito alla segnalazione all’Unesco sottolinea quanto segue: «Il complesso monumentale di villa Emo seppur di proprietà della Bcc è un bene vincolato da decreto del Ministero dei Beni Culturali ed è riconosciuto quale patrimonio dell'Unesco: questo dà diritto a chiunque di chiedere agli enti preposti alla tutela del bene di vigilare sulle attività avviate dalla proprietà sul bene stesso, compresa l'eventuale alienazione a pezzi, senza che per questo la proprietà debba risentirsi». Inoltre, «i soci della banca hanno il diritto dovere di vigilare sull'operato del cda, così come previsto dal Codice Etico».

L’intenzione del comitato è chiara: «Abbiamo chiesto chiarimenti riguardo la trattativa in corso nel solo interesse dei soci e senza alcuna intenzione di ledere al buon nome della banca. Spiace riscontare il tono intimidatorio con il quale il comitato costituito da soci è stato accolto». Il comitato esprime un dubbio: «Se la Bcc è così tranquilla nella correttezza del suo operato come mai si allarma tanto? La banca inoltre non deve preoccuparsi del grado di preparazione sul Palladio e sulle sue opere dei soci, clienti o cittadini che hanno deciso di supportare l'attività di corretta informazione e vigilanza avviata dal comitato».

Da parte della banca si è fatto sapere all’incontro che le richieste del comitato sarebbero illegittime. Mercoledì si terrà un'assemblea convocata dalla banca e riservata ai circa 6mila soci per garantire la trasparenza. «Rileviamo che la preannunciata assemblea abbia il solo obiettivo di mettere in minoranza i soci contrari e di avallare l'operato del cda», è il timore del comitato. Per quanto il bene «non abbia le ruote" appare evidente che con questa operazione, il Credito sta progressivamente perdendo il legame territoriale con i propri soci per rispondere a logiche di mercato». —

Maria Chiara Pellizzari

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