Cattedra a Padova, Barbato vince il ricorso contro il Bo

Il Consiglio di Stato annulla i due concorsi con i quali l’Università di Padova aveva assegnato altrettante cattedre di professore ordinario di Pediatria presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia. I...
Di Sabrina Tomè

Il Consiglio di Stato annulla i due concorsi con i quali l’Università di Padova aveva assegnato altrettante cattedre di professore ordinario di Pediatria presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia.

I giudici amministrativi hanno accolto i ricorsi presentati dal professor Angelo Barbato, trevigiano, docente al Bo e medico alla Clinica Universitaria, che ha contestato i risultati della selezione; hanno inoltre condannato l’Ateneo a risarcirgli le spese legali.

Due, dunque, i concorsi contestati: il primo del 2011, l’altro dell’anno successivo, per un posto di professore di prima fascia per il settore scientifico-disciplinare (Pediatria Generale e Specialistica).

Il professor Angelo Barbato, professore associato dal 1991, partecipa ad entrambi i concorsi indetti dall’università con l’intento di coronare l’aspirazione di una vita: diventare professore ordinario. Un traguardo che sembra possibile visti i molti requisiti da lui posseduti: molti anni di insegnamento in università e numerose pubblicazioni scientifiche.

E invece, nell’una e nell’altra selezione, la scelta della commissione cade su altri candidati: nel primo caso sulla professoressa Ornella Milanesi, nel secondo sul professor Eugenio Barladi. Grande la sorpresa di Barbato anche alla luce delle motivazioni presentate dalla commissione, che lui ritiene del tutto inadeguate. Per questo il professore, assistito dall’avvocato Rodolfo Romito, decide di impugnare davanti al Tar gli esiti dei due concorsi.

I giudici del primo grado gli danno torto, ma il Consiglio di Stato, con sentenza pubblicata nei giorni scorsi, ha accolto pienamente le ragioni del professore, bocciando i concorsi e condannando altresì il Bo a pagargli spese legali per 10 mila euro.

I magistrati parlano sia di assenza di motivazione, sia di motivazione carente. In particolare, rispetto, alla selezione del 2011, la commissione non avrebbe tenuto conto del fatto che il numero di pubblicazioni di Barbato è superiore rispetto a quelle di Milanesi (320 contro 71) e comunque «anche a prescindere dal dato numerico-quantitativo... sotto il profilo della valutazione qualitativa, il giudizio della commissione risulta carente».

L’Università, si legge in sentenza, avrebbe omesso di tenere conto dei lavori firmati da Angelo Barbato insieme ad altre persone e non avrebbe indicato i parametri di valutazione in base ai quali sono stati espressi i giudizi. «Risulta quantomeno anomalo», secondo i giudici, che Barbato sia stato superato da altri candidati «nonostante vantasse, oltre che una maggiore anzianità di servizio una più lunga esperienza curriculare come dirigente medico ed una più lunga e comprovata esperienza didattica».

Che succederà ora? L’Università dovrà ora riconvocare la commissione affinché dichiari l’idoneità del professor Barbato. Peccato che lui, nel frattempo, sia andato in pensione. La decisione del Consiglio di Stato arriva infatti a distanza di tempo dall’inizio della vicenda. «Ma per il professore», sottolinea l’avvocato Romito, «si tratta comunque di una vittoria morale».

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