Canova, il direttore Franco Casonato domani va in pensione. Una vita tra gli scaffali a Treviso

Cresciuto giovanissimo alla galleria del Libraio di Celio Perazzetta. Lì incontrò Miani, il suo maestro che lo volle poi in Calmaggiore

Andrea Passerini
Franco Casonato alla “Canova”
Franco Casonato alla “Canova”

TREVISO. Quarantadue anni di librerie. Franco Casonato si congeda domani dalla Canova di piazzetta dei Lombardi, diretta negli ultimi 18. In quel tempio dov’era entrato giovanissimo, quando era in Calmaggiore, a metà degli anni 80, chiamato da Mario Miani, il suo maestro cui sarebbe succeduto nel 2004. Una vita di scaffali, di consigli ai clienti, di Natali a tutto pacchetti regalo che sommergono il bancone, di scampoli d’estate a fronteggiare l’assalto degli studenti, prima che il web eliminasse le code. E di grandi scrittori, non solo italiani, accolti o transitati in quelle sale, prima nella storica sede del Calmaggiore, poi nella nuova, là dove prima c’era un altro tempio della cultura trevigiani, esattamente l’atrio del cinema Garibaldi. Un servizio lunghissimo – ai lettori e al sapere – cominciato presto. Già da studente al turistico Algarotti di Venezia la gavetta, negli alberghi e come agente di commercio. Poi la folgorazione, sulla via dei libri.

Non andando a Damasco, ma in Galleria Rialto, all’indimenticata “Galleria del libraio” di Celio Perazzetta e consorte. E lì, nei primi anni 80, avrebbe incrociato Mario Miani. La scintilla di un grande sodalizio professionale e culturale: quando Miani nel 1986 passerà alla Canova Zoppelli (avviata nel 1852 da Pietro Zoppelli e dal 1854 con sede in Calmaggiore) vorrà ben presto assicurarsi il più giovane collega.

Era il 1986. Da allora Franco è stato un autentico pilastro della libreria, fino alla successione a Mario, andato in pensione nel 2004, ma rimasto a dare una mano fino alla prematura scomparsa.

Da direttore, a capo di uno staff per lui seconda famiglia, Franco ha vissuto il trasloco in piazzetta Lombardi nel 2012.

E poi, nel 2020, appena prima della pandemia, la cessione alla società “Le librerie” di San Donà, che ha portato in mani non trevigiane la saga ultrasecolare di una istituzione cittadina.

Disponibile e cortese, paziente anche con i clienti più esigenti, attentissimo alla chicche e alla proposte più originali di un mercato sempre più orientato al “mainstream” e all’effimero, Franco ha scritto una sua personalissima pagina, in quella libreria, raccogliendo il testimone dell’amico Mario, e avvicinando alla lettura tanti bambini oggi adulti.

E ora? I bene informati dicono che oltre all’adorata bici, sulla amatissime montagne (nonostante un gravissimo infortunio da cui peraltro si è ripreso perfettamente) si darà ai fornelli, altra sua passione. Per la amatissima moglie Sandra e i figli Francesco ed Enrico. Buone letture. 

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