Arrestato per Yara, a Fikri 9 mila euro

Lo Stato dovrà risarcire il marocchino incarcerato per 3 giorni con l’accusa di aver ucciso la ragazza. Il caso è archiviato
Di Enzo Favero

MONTEBELLUNA. Novemila euro di risarcimento per ingiusta detenzione: li ha riconosciuti la Corte d'Appello di Brescia a Mohammed Fikri, il pavimentista marocchino che ai tempi del delitto di Yara Gambirasio lavorava nel cantiere di Mapello ed era stato arrestato con una rocambolesca operazione il 4 dicembre del 2010: i carabinieri avevano infatti bloccato in mare un traghetto diretto in Marocco e avevano prelevato il giovane marocchino. A metterlo nei guai era stata un’intercettazione: la traduzione di una sua conversazione aveva fatto puntare i sospetti su di lui per l'omicidio della ragazzina di Brembate ed era scattato l'arresto.

In carcere era rimasto pochi giorni: il 7 dicembre infatti veniva scarcerato su richiesta del pubblico ministero dopo che nuove traduzioni avevano dato un significato diverso alle parole intercettate al telefono. Ma se in carcere era rimasto poco, l'inchiesta a suo carico era andata avanti per le lunghe prima di finire in archivio: solo nell'agosto del 2013 infatti era arrivato lo scagionamento definitivo anche dall'accusa di favoreggiamento e la sua posizione era stata archiviata. Adesso la Corte d'Appello di Brescia gli ha riconosciuto un risarcimento di 9mila euro per ingiusta detenzione, un risarcimento di un certo rilievo per il numero di giorni passati in cella. Ma non è escluso che il giovane marocchino intenti anche una causa civile per il danno di immagine subito dall'inchiesta a suo carico. Mohamed Fikri ai tempi dell'omicidio di Yara Gambirasio aveva la residenza a Montebelluna, al condominio Guarda, presso un cugino. Ma lì era poche volte, quando era in zona di solito era ospite di suoi connazionali a Riese. Nei giorni del delitto di Brembate lavorava in un cantiere dove i cani avevano trovato traccia del passaggio della ragazzina. E quindi il suo telefono, come quelli di altre persone che lavoravano nella zona, era stato messo sotto controllo. La residenza a Montebelluna serviva per il permesso di soggiorno e il cugino era stato il primo a parlare di un errore di traduzione subito dopo l'arresto di Fikri. Adesso il giovane marocchino si trova ancora in Italia, ha un regolare permesso di soggiorno, non ha più però un lavoro.

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