Addio Pietro Zoppas ciclista ai tempi mitici di Coppi e Bartali

CONEGLIANO
Doveva essere gregario di Fausto Coppi e vinse una tappa al Giro D’Italia. Pietro Zoppas, ex ciclista professionista, ha tagliato il suo ultimo traguardo a 86 anni. Originario di una famiglia di contadini, parenti alla lontana della famiglia che creò l’impero industriale, Pietro Zoppas da ragazzo si dedicò alla passione per le due ruote e si distinse fin da dilettante, con decine di altre affermazioni in sella alla U.C. Trevigiani.
Nel 1954 vinse il Giro del medio polesine, nel 1956 il Gran Premio industria e commercio di San Vendemiano, nel 1957 la Popolarissima. Fu scelto per diventare professionista da Gino Bartali, nella San Pellegrino Sport, nello stesso periodo alla fine del 1959 in cui la squadra ingaggiò Fausto Coppi, subito dopo però stroncato dalla malaria.
Il 1960 con la San Pellegrino fu il primo anno da professionista per Pietro Zoppas, che corse nelle stagioni successive con l’Atala, la Cite e la Vittadello, fino al 1966. Nel 1964 conquistò la nona tappa del Giro d’Italia, la Feltre-Marina di Ravenna, ben 260 chilometri.
«Il patron della Cite mi disse: “Pietro vinci o ritiro la squadra”», ricordava di quel 24 maggio 1964. «Io gli risposi “Va bene”, mi impegnai e arrivai primo».
Tantissimi sono gli aneddoti che raccontava di un ciclismo d’altri tempi. Scherzando diceva che i corridori «chi più chi meno sono tutti matti». Come quando il suo capitano Romeo Venturelli nel 1960 conquistò la maglia rosa, ma il giorno successivo scoppiò per la fatica e non solo. «Meo aveva una sete inestinguibile: mi fermai per cercare acqua, in una casa mi dettero un fiasco, di quelli impagliati di vino», ricordava Pietro Zoppas. «Meo se lo bevve tutto, un litro e mezzo, poi ingranò la quinta, era quasi impossibile tenergli la ruota, Bartali esultava “Pietro, hai salvato il Giro”. Invece fu una sparata di cinque chilometri, poi il nulla».
Appesa la bici a 32 anni, lavorò come lattoniere, impegno che ha svolto per quasi 50 anni, con un’attività in proprio, insieme e continuata dal figlio Flavio. Quasi fino a 80 anni Pietro andava ancora a lavorare sopra i tetti: è stato un uomo forte che l’esperienza del ciclismo aveva reso ancora più tenace.
Gino Bartali aveva sempre conservato un ricordo affettuoso di Pietro Zoppas e ogni volta che si ritrovano al Giro come appassionati erano grandi abbracci. L’amore per il ciclismo l’ha trasmesso al figlio Flavio, che è stato campione italiano di ciclocross, e ai nipoti.
Lascia la moglie Adriana, i figlio Flavio e Paola, i nipoti Francesco e Lorenzo, una sorella e altri parenti. Nonno Pietro è stato un mito per i familiari e per tanti coneglianesi. Il funerale sarà celebrato domani alle 15.30 nella chiesa Madonna della Pace del Menarè. Dopo la cerimonia la salma sarà sepolta nel cimitero di Scomigo. —
DIEGO BORTOLOTTO
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