A Panama spunta il sarto della Lega

Nella lista c’è Domenico Grosoli della Zippy: negli anni Novanta aveva fabbricato le camicie verdi
La Zippy di Spresiano
La Zippy di Spresiano

TREVISO. Spuntano i nomi di altri due trevigiani nei “Panama Papers", l'inchiesta che ha scoperchiato informazioni dettagliate su oltre 214.000 società offshore e pubblicata in Italia dal settimanale L'Espresso. Si tratta di Domenico Grosoli e della moglie Daniela Pascotto, rispettivamente legale rappresentante e amministratore unico dell’azienda di abbigliamento Zippy con sede a Spresiano. L’uomo è anche noto per essere stato ribattezzato negli anni Novanta come il “sarto della Lega” per aver fornito al Carroccio le celebri camicie verdi.

I nomi dei due trevigiani sono stati resi pubblici ieri pomeriggio e Domenico Grosoli ricostruisce il motivo per cui è finito nella lista degli italiani con i conti offshore. «Una ventina d’anni fa ho avuto un fallimento e mio fratello mi aveva proposto di creare una società, la “Enea properties”», spiega Grosoli, «avevo poi intestato a quella società una villa comprata in Italia, sulla quale pago regolarmente le tasse. Per cui non c’è nulla di illecito».

A metà degli anni Novanta l’imprenditore era stato ribattezzato “il sarto della Lega” per aver fabbricato a Spresiano con la sua Zippy le celebri camicie verdi con i bottoni dell’Alberto da Giussano e corredate da cappellini con la bandiera della Lega che ha per simbolo la croce rossa su fondo bianco e stella verde sul quadrante in alto a sinistra. «La storia è semplice», aveva raccontato in una delle prime interviste, «quando ho visto la foto con le camicie verdi, sulla copertina di un settimanale ho pensato: io faccio camicie e forse questo può essere un buon business». E naturalmente ha visto bene. Il giorno dopo ha frugato in laboratorio, ha preso un taglio di stoffa verde e ha fatto i primi pezzi di prova, una decina. «Mi sono consigliato con dei leghisti per riprodurre esattamente il marchio, poi le ho messe in mostra nel nostro show-room ed è arrivato subito un commerciante che le ha prese tutte. Da quel giorno non ho più dormito».

Grosoli a quel punto non si è fermato alla camicie, è passato alle divise complete: «Sono un uomo dalla fantasia fervida e quindi mi sono fatto dare gli slogan più gettonati della Lega, per stamparli sui cappellini da basket. È stato un ottimo sistema per riciclare quelli che avevo in magazzino. Una bella scritta “Padania Libera”, ricamata con fili ad alta visibilità e il gioco è fatto». Nonostante con la LEga avesse trovato l’America, Grosoli aveva comunque specificato: «La mia azienda si chiama Zippy e io sono uno “zippista” è la mia unica ideologia».

Nelle scorse settimane erano usciti i nomi di altri trevigiani: dal broker dei vip, Marco Toseroni, che ha poi patteggiato cinque anni per l’inchiesta sul riciclaggio Telecom Sparkle, al manager Giampiero Alessandrini, ex Permasteelisa, al broker Alessandro Jelmoni, quest'ultimo arrestato nel 2012 per una presunta evasione fiscale da 200 milioni di euro.

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